La necessità di astrarsi dall’oggettività per entrare nella dimensione del sogno, dell’immaginazione, appartiene a quella categoria di creativi che per tradizione o per indole personale, necessitano di vivere l’arte in generale e la pittura in particolare come un universo all’interno del quale è possibile essere qualcosa di diverso dal sé reale, dove si può interpretare idee e desideri, o sensazioni, trasformandole in visioni parallelamente possibili dentro cui perdersi lasciandosi semplicemente andare alle divagazioni della mente e dell’emozionalità. L’artista di cui vi racconterò oggi divide la sua produzione tra una raffigurazione tipica del suo paese di origine, il Giappone, e lo sguardo più immaginativo verso quei concetti e quelle sensazioni che possono essere percepite solo attraverso un approfondimento del visibile.
L’Arte giapponese, che affonda le sue radici nel Trecento avanti Cristo, ha sempre avuto una forte connotazione naturalistica e religiosa, ma a partire dal Periodo Fujiwara, intorno all’anno 1000, cominciò a prevalere un’estetica armonica e costituita da colori chiari e da una narrazione più diffusa di quella meravigliosa natura che appartiene al mondo nipponico. Questo tipo di opere furono denominate Yamato-e e presentavano la caratteristica tipica di essere fortemente stilizzate nella rappresentazione e prive della terza dimensione, che venne però introdotta successivamente, qualche secolo dopo, nel periodo Muromachi; la caratteristica pittorica più simile a un’illustrazione che non a un dipinto, inteso nel senso occidentale del termine, continuò per molto tempo a essere una peculiarità distintiva del Giappone che ebbe uno dei suoi massimi rappresentanti in Katsushika Hokusai, autore della celeberrima La Grande Onda di Kanagawa. Nel periodo più contemporaneo gli eredi di questa grande e antica tradizione artistica hanno permesso alle arti provenienti dal resto del mondo di influenzare la loro pittura e di generare linguaggi che in alcuni casi hanno voluto mantenere un forte legame con il passato attualizzandolo ai gusti estetici attuali. Yoshitomo Nara e soprattutto Takashi Murakami si sono ispirati al mondo dei fumetti, i Manga e le Anime, tratteggiando personaggi cupi e arrabbiati, come nel caso del primo, o divertenti e variopinti, nel caso del secondo, mantenendo la caratteristica bi-dimensionale e il tratto grafico della scuola di Ukiyo-e e Rimpa.
La Pop Art di Murakami è di ispirazione per l’artista Ryona, la quale fa entrare i Manga nella sua pittura rendendo protagonista una bambina da lei chiamata Flutter Cherry, forse un suo alter ego posta costantemente al centro del dipinto su uno sfondo spesso decontestualizzato, a sottolineare l’altra influenza artistica che contraddistingue il suo stile, e che si svela in una linea produttiva parallela, quella cioè del Surrealismo Metafisico. Le sue visioni sono riconducibili alle atmosfere di Paul Delvaux dal punto di vista della visionarietà che sembra appartenere alla realtà pur distaccandosene per l’improbabilità del rappresentato, e al contempo spingono la mente a comprendere il concetto che era invece una caratteristica distintiva delle opere di René Magritte, dunque l’accezione interpretata da Ryona è quella più sognante del Surrealismo, quella meno inquietante ma densa di magia.
Le due linee produttive che la contraddistinguono sembrano essere parte delle sue due identità, quella del paese di origine, il Giappone, e quella occidentale vissuta durante gli anni del Liceo Artistico frequentato a Milano che le hanno permesso di approfondire e scoprire radici espressive diverse e fortemente affini alla sua indole visionaria e al tempo stesso meditativa; rientrata in Giappone ha continuato gli studi presso il Yokohama College of Art and Design seguito da un Master di specializzazione sulla pittura a olio presso la Kyoto University of Art and Design, dunque il linguaggio espressivo derivante dal suo percorso di formazione non poteva che essere originale ma soprattutto in grado di mescolare le esperienze stilistiche e rappresentative nelle quali unisce l’Oriente all’Occidente creando un ponte culturale che affascina l’osservatore e in cui il denominatore comune è la capacità di raccontare i sogni e le atmosfere ideali in cui attraverso la pittura Ryona riesce a calarsi.
La serie Manga riproduce i tratti caratteristici ispirati ai fumetti giapponesi, infatti il personaggio Flutter Cherry, i cui capelli hanno la forma dei petali del ciliegio mentre gli occhi sono foglie di ginko, rappresenta in pieno lo stile fanciullesco tipico dei cartoni animati che hanno incantato intere generazioni a partire dagli anni Ottanta del Novecento, svelando però anche il lato immaginativo di Ryona, quello che la induce a sognare un mondo impalpabile fatto di ricordi, di atmosfere soffici e delicate tanto quanto lo è la sua protagonista, incarnazione della sua necessità di restare legata alla dimensione ingenua e candida in cui poter immaginare un universo buono, sereno e rassicurante.
Nella tela Flutter Cherry with Ponte Vecchio l’artista mostra il forte desiderio di mantenere vivo il ricordo dei suoi viaggi in Italia, racconta la fascinazione subita durante la visita a Firenze, città che le ha rubato il cuore, e che trasforma in decorazione dell’abito della protagonista il quale diviene così una cartolina ammaliante verso cui tendere, memento e desiderio di un ritorno in quei luoghi incantevoli. Il volto dell’Anima sottolinea la sua natura sognante, l’approccio innocente a una vita fatta di cose belle e di istanti piacevoli; la decontestualizzazione dello sfondo mette in luce invece la natura surrealista di Ryona, la sua necessità di astrarsi dalla realtà per entrare nella dimensione del possibile.
Gli altri mondi, l’invisibile energia che va a costituire una realtà superiore, spirituale o semplicemente intuitiva, e le visioni che a questo approccio riconducono, caratterizzano invece le opere più evidentemente surrealiste in cui però la meditazione e la ricerca del significato nascosto emerge attraverso uno sforzo di riflessione, quello sollecitato da Ryona nel momento in cui realizza la tela; Panta Sky (Pantha Rhei) appartiene a questa seconda serie produttiva e racconta la capacità immaginativa dell’artista, il cui sguardo appare nella parte inferiore della tela poiché la predominanza deve essere data al sogno, alla connessione con un sé spontaneo e naturale che stimola la trasformazione, il passaggio verso una maggiore impulsività e che è raccontata attraverso il cavallo, simbolo di sensibilità ma anche di coraggio e di forza istintiva, che diviene stimolo alla connessione con la propria parte più intima. Il fluire evocato dal titolo è dunque quello verso l’evoluzione del proprio sé, senza rinunciare al desiderio e alla speraza, rappresentati dal cielo, e mantenendo sempre viva la capacità di mettersi in discussione per realizzare quel cammino necessario a comprendersi e giungere a un gradino più alto.
Le due opere Visible e Invisible sono una voluta contrapposizione tra tutto ciò che appare davanti agli occhi e che spesso viene osservato con fretta e distrazione, sopraffatti dall’urgenza del vivere, e ciò che invece resta latente, celato dal velo superficiale della quotidianità ma che in realtà è fortemente incisivo nell’esistenza di chi è in grado di porsi in posizione di profondo ascolto; la tela Visible sembra suggerire l’esistenza di una rete, che da un lato può avere l’accezione positiva del collegamento, la connessione che esiste tra le persone e la loro capacità di guardare la realtà che le circonda, mentre dall’altro quel reticolo appare quasi come una gabbia, l’impossibilità di andare oltre il tangibile senza considerare che invece esistano infinite altre possibilità oltre quel foro che si vede in lontananza e che non può fare a meno di attrarre lo sguardo.
Nel dipinto Invisible invece Ryona svela il dopo, tutto quell’universo possibile e magneticamente affascinante che vede chi ha il coraggio e la sensibilità di oltrepassarla la barriera della rete del precedente dipinto per entrare così in contatto con una dimensione di possibilità differenti, di spiritualità e di dialogo con quelle energie invisibili che governano l’universo molto più di qualunque realtà materiale, più tangibile ma forse paradossalmente meno concreta. Il mondo espressivo di Ryona è così diviso tra due culture unite dalla sua sensibilità, dalla capacità di apprezzare la natura tanto amata del suo paese, di cui gli alberi di ciliegio sono il simbolo indiscusso, e di mostrarne le caratteristiche espressive senza però rinunciare mai anche al suo lato più occidentale, quello in cui ha effettuato la prima parte della sua formazione artistica. Ryona vive e opera in Giappone, dove ha aperto il suo studio artistico Arte Salone Ciliegi, e ha al suo attivo la partecipazione a mostre in Giappone, in Francia e in Italia, dove ha conquistato il pubblico e gli addetti ai lavori per l’originalità del suo tratto pittorico.
RYONA-CONTATTI
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The need to abstract from objectivity to enter the dimension of the dream, of imagination, belongs to that category of creatives who, for tradition or personal nature, need to experience art in general and painting in particular as a universe within which it is possible to be something other than one’s real self, where one can interpret ideas and desires, or sensations, transforming them into parallel possible visions within which is it possibile to lose by simply letting go to the digressions of the mind and emotionality. The artist I am going to tell you about today divides her production between a typical depiction of her country of origin, Japan, and the more imaginative gaze towards those concepts and sensations that can only be perceived through a deepening of the visible.
Japanese Art, which has its roots in the 14th century B.C., has always had a strong naturalistic and religious connotation, but starting from the Fujiwara Period, around the year 1000, began to prevail an harmonious aesthetic, consisting of light colours and a more widespread narration of the wonderful nature that belongs to the Japanese world. This type of work was called Yamato-e and presented the typical characteristic of being highly stylised in its representation and lacking the third dimension, which was however introduced a few centuries later, in the Muromachi period; the pictorial characteristic more similar to an illustration than to a painting, understood in the western sense of the term, continued for a long time to be a distinctive peculiarity of Japan that had one of its greatest representatives in Katsushika Hokusai, author of the famous The Great Wave of Kanagawa. In the more contemporary period, the heirs of this great and ancient artistic tradition have allowed the arts from the rest of the world to influence their painting and to generate languages that in some cases have sought to maintain a strong link with the past by bringing it up to date with current aesthetic tastes. Yoshitomo Nara and above all Takashi Murakami were inspired by the world of comic books, Manga and Anime, portraying dark and angry characters, as in the case of the former, or funny and colourful, in the case of the latter, while maintaining the two-dimensional characteristic and graphic stroke of the Ukiyo-e and Rimpa school.
Murakami‘s Pop Art is an inspiration for the artist Ryona, who brings Manga into her painting by making protagonist a little girl she calls Flutter Cherry, perhaps her alter ego, constantly placed in the centre of the painting against a background that is often decontextualised, underlining the other artistic influence that distinguishes her style, and which is revealed in a parallel line of production, that of Metaphysical Surrealism. Her visions can be traced back to the atmospheres of Paul Delvaux from the point of view of the visionary nature that seems to belong to reality while detaching itself from it due to the improbability of the represented, and at the same time pushing the mind to understand the concept that was instead a distinctive characteristic of the artworks of René Magritte, thus the meaning interpreted by Ryona is the more dreamy one of Surrealism, the less disturbing but dense with magic. The two production lines that distinguish her seem to be part of her two identities, that of her country of origin, Japan, and the western identity experienced during her years at the Liceo Artistico she attended in Milan, which allowed her to deepen and discover different expressive roots that are strongly akin to her visionary and at the same time meditative nature; when she returned to Japan, she continued her studies at the Yokohama College of Art and Design, followed by a Master’s degree in oil painting at the Kyoto University of Art and Design. Therefore, the expressive language deriving from her training could only be original and, above all, capable of mixing stylistic and representative experiences in which she unites the East with the West, creating a cultural bridge that fascinates the observer and in which the common denominator is the ability to recount the dreams and ideal atmospheres into which Ryona manages to immerse herself through painting. The Manga series reproduces the characteristic traits inspired by Japanese comic strips, in fact, the character Flutter Cherry, whose hair is shaped like the petals of a cherry tree and whose eyes are ginkgo leaves, fully represents the typical childlike style of the cartoons that have enchanted entire generations since the 1980s, while also revealing Ryona‘s imaginative side, the one that induces her to dream of an impalpable world made of memories, of atmospheres as soft and delicate as her protagonist, the embodiment of her need to remain tied to the naive and candid dimension in which she can imagine a good, serene and reassuring universe. In the canvas Flutter Cherry with Ponte Vecchio, the artist shows her strong desire to keep alive the memory of her travels in Italy, she recounts the fascination she underwent during her visit to Florence, a city that stole her heart, and which she transforms into the decoration of the protagonist’s dress, which thus becomes a bewitching postcard towards which to strive, a memento and a desire to return to those enchanting places.
The face of the Anima emphasises her dreamy nature, her innocent approach to a life made up of beautiful things and pleasant moments; the decontextualisation of the background, on the other hand, highlights Ryona‘s surrealist nature, her need to abstract herself from reality in order to enter the dimension of the possible. On the other hand, the other worlds, the invisible energy that goes to constitute a higher, spiritual or simply intuitive reality, and the visions that lead back to this approach, characterise the more evidently surrealist artworks in which, however, meditation and the search for hidden meaning emerge through an effort of reflection, the one solicited by Ryona when she creates the canvas; Panta Sky (Pantha Rhei) belongs to this second production series and recounts the imaginative capacity of the artist, whose gaze appears in the lower part of the canvas as the predominance must be given to the dream, to the connection with a spontaneous and natural self that stimulates transformation, the passage towards a greater impulsiveness and which is recounted through the horse, a symbol of sensitivity but also of courage and instinctive strength, which becomes a stimulus to connect with one’s most intimate part. The flow evoked by the title is therefore that towards the evolution of one’s own self, without renouncing desire and hope, represented by the sky, and always keeping alive the ability to question oneself in order to achieve that path necessary to understand oneself and reach a higher step.
The two artworks Visible and Invisible are a deliberate contrast between all that appears before the eyes and is often observed with haste and distraction, overwhelmed by the urgency of living, and that which instead remains latent, concealed by the superficial veil of everyday life but which in reality is strongly incisive in the existence of those who are able to place themselves in a position of deep listening; the canvas Visible seems to suggest the existence of a network, which on the one hand can have the positive meaning of connection, the link that exists between people and their ability to look at the reality that surrounds them, while on the other hand that network appears almost like a cage, the impossibility of going beyond the tangible without considering that instead there are infinite other possibilities beyond that hole that can be seen in the distance and that cannot help but attract the gaze. In the painting Invisible, on the other hand, Ryona unveils the aftermath, all that possible and magnetically fascinating universe that can be seen by those who have the courage and sensitivity to go beyond the barrier of the net of the previous painting and thus enter into contact with a dimension of different possibilities, of spirituality and dialogue with those invisible energies that govern the universe much more than any material reality, more tangible but perhaps paradoxically less concrete. Ryona‘s expressive world is thus divided between two cultures united by her sensitivity, her ability to appreciate the much-loved nature of her country, of which the cherry trees are the undisputed symbol, and to show its expressive characteristics without ever renouncing her more western side, the one in which she carried out the first part of her artistic training. Ryona lives and works in Japan, where she has opened her art studio Arte Salone Ciliegi, and has participated in exhibitions in Japan, France and Italy, where she has won over the public and insiders alike for the originality of her pictorial line.
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