“Tendha”, il singolo d’esordio dell’omonimo ensemble

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“Tendha, oltre ad essere il nome della nostra formazione, è anche il titolo del nostro primo singolo. L’idea è quella di partire da un brano che identifichi a pieno le sonorità dell’intero progetto”

Da venerdì 16 aprile è disponibile in rotazione radiofonica “Tendha”, il primo singolo dell’omonimo ensemble formato da Marcella Malacrida e Mariano Ciotto alle voci, Arturo Garra al clarinetto Basso e Fabrizio Carriero alla batteria. In Tendha le voci maschile e femminile si fanno strumento musicale esprimendosi non attraverso le parole, ma attraverso fonemi e vocalizzi creando un vocabolario del tutto unico e aperto all’interpretazione. Le voci, quindi, si intrecciano alle sonorità gravi del clarinetto basso in un crescendo continuo, mentre l’accompagnamento pulsante della batteria e i sintetizzatori scandiscono il brano.

L’ensemble ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Tendha” è il vostro primo singolo, di che cosa si tratta?

In Tendha le voci maschile e femminile si fanno strumento musicale esprimendosi non attraverso le parole, ma attraverso fonemi e vocalizzi creando un vocabolario del tutto unico e aperto all’interpretazione. Le voci, quindi, si intrecciano alle sonorità gravi del clarinetto basso in un crescendo continuo, mentre l’accompagnamento pulsante della batteria e i sintetizzatori scandiscono il brano.

Cosa volete trasmettere con questo brano?

L’idea è quella di partire da un brano che identifichi a pieno le sonorità dell’intero progetto. Il brano descrive ambientazioni e situazioni sonore evocative, ispirate dalle nostre diverse esperienze musicali come il progressive rock, la musica elettronica, il jazz e l’hip-hop. La scelta di svincolarsi dal testo, oltre a generare grande libertà espressiva per l’ensemble, rappresenta una altrettanto ampia possibilità di interpretazione da parte dell’ascoltatore. Questa caratteristica lascia campo libero all’espressione dell’arte visiva in ogni sua forma, con la possibilità di trattare diverse tematiche. Infatti il videoclip, attraverso l’uso di simboli come le forme geometriche e gli elementi naturali, racconta della coesistenza di più identità di genere all’interno di ogni persona.

C’è anche un videoclip, come si caratterizza?

Il video, in principio in bianco e nero, ha come protagonista un triangolo equilatero, che così rappresentato con la punta verso l’alto è tipicamente associato alla mascolinità. Al suo interno però è gradualmente invaso dall’acqua, elemento che rappresenta la femminilità (in opposizione al fuoco). Questo dualismo simbolico, unito alla presenza delle voci maschile e femminile che si fondono insieme in un’unica armonia, rappresentano la convivenza, in ogni persona, di più sfumature identitarie. Il punto di svolta è la conquista degli elementi, rappresentati da un fiume rosso in piena, che si impone sulla scala di grigi. La conclusione è il raggiungimento dell’equilibrio ritrovato nella manifestazione dell’arcobaleno, simbolo per eccellenza della coesistenza di più sfumature in una sola entità, raggiunto grazie all’apertura verso il caos apparente dagli elementi.

Come nasce il vostro progetto musicale?

La nostra ispirazione deriva dalla passione per le colonne sonore dei videogiochi anni ‘80/’90, realizzate attraverso la combinazione di non più di quattro strumenti virtuali. Infatti abbiamo composto combinando due linee melodiche (le voci), una terza linea per le note più gravi (riproposta dal clarinetto basso) e una quarta caratterizzata da sequenze di rumori percussivi (eseguiti dalla batteria).