Teresa Genova, autrice di “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” (Albatros Edizioni) ci ha permesso di rivolgerle qualche domanda per immergerci maggiormente nell’atmosfera e nelle tematiche del suo romanzo d’esordio. Un libro con personaggi multipli, che racconta di coraggio e cambiamenti – e che noi dell’Opinionista abbiamo già recensito nel mese di aprile.
Buongiorno Teresa. Come è maturata l’idea che ha dato vita al suo romanzo d’esordio, “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato”? Quali riflessioni o esperienze personali l’hanno portata a sviluppare questa storia?
Buongiorno. L’intuizione per la scrittura del mio romanzo è arrivata quando ho deciso di cessare le mie attività e di cedere il marchio che le contraddistingueva – affidandoli alle mani di persone capaci. È probabilmente allora che ho sentito maggiormente l’esigenza di scrivere la mia storia, basandomi su fatti reali e immaginari: la scrittura per me significa non dimenticare. Anche perché, sono stati proprio il mio vissuto e gli accadimenti che l’hanno attraversata a ispirare alcuni sentimenti che i lettori possono respirare leggendo il mio romanzo.
Il titolo “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” è molto evocativo. Può spiegare il significato simbolico che ha per lei e come rappresenta i temi del romanzo?
La vita di tutti e tutte è composta da molti temporali e improvvisi cambiamenti: tuttavia, non dovremmo mai perdere di vista la sicurezza del dopo, quando l’arcobaleno tornerà a colorare e illuminare il cielo. Con tenacia, spirito di resilienza, adattamento e ostinazione, se veramente si crede nel proprio progetto di vita, alla fine si realizzerà. Si sente sempre più parlare dei nostri giovani che sono demotivati e spenti. Non credo sia così, hanno bisogno di credere in sé stessi, di sognare e desiderare il loro futuro e noi adulti dobbiamo aiutarli a volare. Spero che con questo libro sia riuscita a questo scopo.
Nel romanzo emergono tematiche complesse come l’autorealizzazione e il superamento dei traumi, ma anche il riscatto personale. Quali sono stati i suoi obiettivi nel trattare queste tematiche e quale impatto spera che abbiano sui lettori? In quale misura, questi concetti, rispecchiano le sue esperienze o le sue convinzioni personali?
Il mio primo proponimento è stato quello di trasmettere coraggio ai giovani che vogliono realizzarsi: combattere senza lasciarsi abbattere, perché non contano le cadute ma la forza di rialzarsi e continuare a perseguire i propri sogni. Tutto ciò che ho scritto fa parte di me altrimenti non sarebbe stato possibile scriverlo.
La sua carriera nel campo dell’educazione ha un peso rilevante nella sua vita. In che modo l’esperienza accumulata in questo settore ha influenzato i temi e i personaggi del suo romanzo?
Moltissimo, i bambini sono sempre stati la mia fonte di meraviglia: osservali per più di trent’anni ha rafforzato in me la speranza in un mondo migliore. La tenacia impiegata nel superare gli ostacoli, la purezza del loro sguardo che non cela la meraviglia nel conseguire scoperte, le storie delle famiglie che hanno abitato le mie scuole per tanti anni, hanno permesso di scrivere questo romanzo.
Può descrivere il processo creativo che ha portato alla nascita di “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato”? Quali sono stati i primi passi nella concezione della storia e come ha sviluppato l’idea nel tempo?
Prima di tutto, ci tengo a precisare che quando ho cominciato a scrivere “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” nemmeno speravo che qualcuno – diverso dai miei nipoti – avrebbe potuto leggerlo e apprezzarlo. Volevo scrivere la storia di due donne, una vissuta in un contesto storico e familiare diverso dall’altra, che affrontano scelte difficili e superano ostacoli contando solo su sé stesse. L’idea è venuta quasi spontaneamente riflettendo sul passato e guardando al futuro.
Il suo romanzo sembra esplorare anche il concetto di destino e di scelte personali. Qual è la sua visione riguardo al controllo che abbiamo sul nostro destino, e come ha incorporato questa visione nella narrazione?
Non credo nel destino, credo fermamente che siano le nostre scelte a determinare la nostra vita. Il destino è il risultato delle nostre scelte: secondo la mia filosofia, credere nel destino è come delegare a una forza esterna a noi l’esito dei successi e fallimenti. Sono convinta che solo noi possiamo essere gli artefici della nostra vita.
Oltre ai libri, ci sono altre forme d’arte che hanno influenzato il suo modo di scrivere e di vedere il mondo?
Certamente, per me tutta l’arte si nutre della stessa materia. La Pittura, l’Architettura e la Musica sono sicuramente arti di cui mi piace essere fruitrice.
Quali generi letterari preferisce leggere, e come questi interessi si riflettono nei suoi scritti? Tra i classici della letteratura, ci sono opere che hanno lasciato un’impronta indelebile su di lei come lettrice e come scrittrice?
In questi anni ho letto tantissimi trattati di Pedagogia, Filosofia, Psicologia e Psicoanalisi; sto leggendo tutti i lavori di Massimo Recalcati. Per me, leggere vuol dire immedesimarsi negli scritti, elaborarli e renderli propri allargando i propri orizzonti. Per quanto riguarda la narrativa, I due pilastri che hanno influito sulla mia vita sono Marcel Proust con La Recherche e Virginia Woolf con Gita al faro e tutte le sue opere.
Nel futuro, pensa di continuare a esplorare i temi e i generi trattati in “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” o prevede di affrontare nuove tematiche e stili? Sta lavorando attualmente a un nuovo progetto letterario? Se sì, può darci qualche anticipazione su cosa possiamo aspettarci?
Mi piace definirmi “diversamente giovane”. Ho affrontato la sfida di scrivere per mettere alla prova le mie capacità, spero di esserci riuscita, per me il futuro è breve, cerco di vivere il presente. Attualmente sto elaborando un nuovo progetto letterario che verte sempre su storie di donne.
C’è un argomento o un tema che non ha ancora esplorato nei suoi libri, ma che le piacerebbe affrontare in futuro?
Mi piacerebbe continuare il lavoro fatto con “Un arcobaleno sull’asfalto”: mettere in risalto il ruolo delle donne perché purtroppo ancora non ha raggiunto il traguardo. Tuttavia, sono sicura che, con urgenza, vadano trattati sempre più argomenti e tematiche legate all’inclusione e ai nuovi giovani.