ROMA – Testi rapidi e tamponi antigenici nelle farmacie del Lazio. Da alcune settimane è realtà grazie all’accordo stipulato tra Regione Lazio e le farmacie convenzionate. L’iniziativa, che all’inizio aveva trovato qualche ostilità da parte di alcune categorie interessate, è stata presentata sabato 19 dicembre in occasione del webinar “Test rapidi in farmacia ruolo di biologi e farmacisti in questa fase di contenimento dell’infezione”, promosso dall’Associazione di farmacisti, Futurpharma. Ospite del convegno è stato il Senatore e presidente dell’Ordine nazionale dei biologi, Vincenzo D’Anna, che ha rimarcato la collaborazione tra le due categorie professionali.
Quanto all’iniziativa adottata nel Lazio, che consente di fare gli screening, il senatore D’Anna ha ricordato come “l’Ordine dei Biologi, grazie allo sforzo profuso dal proprio Consiglio, dal direttore e dal delegato della regione Lazio, ha promosso e definito, con Federfarma Lazio, un’apposita intesa a sostegno del programma regionale di monitoraggio dei contagi”. In seguito a questo accordo l’Ordine dei biologi si è occupato di selezionare gli associati in possesso della migliore competenza professionale per andare a operare nelle farmacie, dove appunto si eseguono i test rapidi. Gli operatori interessati a collaborare con le farmacie devono iscriversi al portale di Federfarma.
Inoltre, di recente la Direzione Salute ha modificato la modalità di erogazione prevista per l’esecuzione dei test molecolari (di conferma dei test rapidi per virus CoV-2), aprendo la possibilità di esecuzione ai laboratori clinici già autorizzati per i test rapidi. Si tratta di un riconoscimento rilevante per i laboratori privati cui era stata preclusa, finora, l’esecuzione di tali esami. “In altre parole entrambi i cosiddetti ‘fronti’ dello screening Covid vedranno l’ingresso in campo dei biologi”, ha spiegato D’Anna.
“Oggi il nostro obiettivo è stato raggiunto – ha affermato la presidente di Futurpharma, dottoressa Rossana Matera – grazie all’accordo stipulato tra Federfarma Roma e l’Ordine nazionale dei biologi. Con questo accordo la farmacia assume finalmente un vero e proprio ruolo sociale di supporto al servizio sanitario nazionale. Questa iniziativa ha fatto sì, che questo luogo di salute potesse essere un punto di accesso importante per le persone, per lo screening dei test anti Covid”.
Per il consigliere di Federfarma Roma, Vladimiro Grieco, “è fondamentale ora revisionare il titolo V della Costituzione. La vecchia riforma del Titolo V che – delegando a Regioni e Province autonome l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari – puntava a un federalismo solidale, ha finito per generare una deriva regionalista, con 21 differenti sistemi sanitari dove l’accesso a servizi e prestazioni sanitarie è profondamente diversificato e iniquo. A fronte di un diritto costituzionale che garantisce “universalità ed equità di accesso a tutte le persone” e alla L. 833/78 che conferma la “globalità di copertura in base alle necessità assistenziali dei cittadini”, i dati smentiscono continuamente i princìpi fondamentali su cui si basa il Servizio Sanitario Nazionale. Infatti le inaccettabili diseguaglianze regionali e locali documentano che l’universalità e l’equità di accesso ai servizi sanitari, la globalità di copertura in base alle necessità assistenziali dei cittadini, la portabilità dei diritti in tutto il territorio nazionale e la reciprocità di assistenza tra le Regioni rappresentano oggi un lontano miraggio. Sarebbe opportuno attuare una centralizzazione a livello statale di alcune strategie sanitarie di interesse pubblico nazionale, per una più organica e coordinata attività sanitaria territoriale”.
Il consigliere Grieco ha poi messo in evidenza il ruolo cruciale del farmacista come educatore sanitario sul territorio, in grado di sostenere in prima linea le molteplici persone, cui si sono rivolte in farmacia, per sospetti sintomi covid, al fine di effettuare test anti Covid. A chiudere il webinar, ancora l’intervento della dottoressa Matera, la quale ha spiegato come “fondamentale sarà lavorare ancora su questa strada, per creare un protocollo di intesa comune, che metta insieme le diverse professionalità sanitarie, per offrire ciascuna, nelle sue competenze specifiche, un migliore servizio/supporto alle persone”.