“The Complete Jeff Buckley and Gary Lucas Songbook”, il nuovo disco di The Niro

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the niro e gary lucas

Il cantautore italiano torna con un ambizioso progetto nel quale rende omaggio a Jeff Buckley con il leggendario chitarrista americano Gary Lucas

Davide Combusti, in arte The Niro, è tornato sul mercato discografico lo scorso 4 ottobre con un progetto ambizioso sin dagli intenti iniziali, “The Complete Jeff Buckley and Gary Lucas Songbook”, composto da dodici canzoni scritte da Gary Lucas con il grande Jeff Buckley, cinque delle quali sono completamente inedite.

È stato proprio il leggendario chitarrista americano Gary Lucas a proporre a the Niro di incidere questo album insieme. Sono stati coinvolti anche Phil Spalding (Mick Jagger, Roger Daltrey, Seal, Elton John) e Maurizio Mariani al basso, Puccio Panettieri alla batteria (Mannarino, Carmen Consoli) e Mattia Boschi al violoncello.

Prodotto ed arrangiato da Francesco Arpino con la direzione artistica dello stesso e di the Niro e la produzione esecutiva di Pierre Ruiz, “The Complete Jeff Buckley and Gary Lucas Songbook ” è un album sorprendente nel quale The Niro riesce con disinvoltura a confrontarsi con il mito Jeff Buckley , mettendoci dentro la sua personalità, portando le sue idee nelle canzoni presenti fra le quali le celeberrime “Grace” e “Mojo Pin”, tutte proposte con arrangiamenti fedeli sì alle versioni originali, ma anche con quel tocco alla The Niro che ha aggiunto ancora maggiore bellezza e suggestione.

Ci voleva coraggio e sfrontatezza per avvicinarsi ad un progetto come questo, ma The Niro ha saputo farlo anche con la discrezione di chi sa che sarebbe andato a confrontarsi con quel “fantasma” che spesso i critici gli hanno accostato musicalmente. Tutto però è riuscitissimo in questo disco che spazia dal rock al blues con la voce di the Niro che riesce a rievocare quella di Jeff Buckley, ma sempre con quel grande carattere che lo ha contraddistinto nella sua carriera fino ad ora.

cover album the niro

“The Complete Jeff Buckley and Gary Lucas Songbook” è prodotto in Italia ma ha un’impronta marcatamente internazionale: è quanto di più emotivamente vicino alla musica di Jeff Buckley si sia sentito dopo la sua morte, è veramente commovente vedere quanta passione The Niro abbia messo in queste dodici tracce.
Da segnalare il gran lavoro svolto nei creativi e ben fatti arrangiamenti delle canzoni che cercano di non discostarsi troppo dalle atmosfere magiche di Jeff Buckley, ma vengono rivestite di tocchi personali favolosi che vanno comunque a rispettare le versioni originali, ma, come già detto, ne riescono ad aumentare la bellezza. Fra le più riuscite il primo singolo, la lunghissima “No one must find you here”, ma anche “Story without words”, “Song to no one”, “Cruel” e le splendide “Mojo Pin “ e “Grace”: in particolare in queste ultime due emerge il desiderio di The Niro di non voler solo riproporre il mito Buckley, ma anzi di volerlo fare suo riuscendo così ad uscire dal confronto con un risultato qualitativamente altissimo.

Chi ama Jeff Buckley amerà questo disco intenso ed emozionante che è un vero scrigno dal quale tirare fuori dodici piccole grandi gemme.

Sono state annunciate recentemente le date del tour italiano “The Niro & Gary Lucas – The Complete Jeff Buckley and Gary Lucas Songbook” che partirà da Bergamo il prossimo 18 dicembre per girare poi tutta la penisola.

Abbiamo incontrato The Niro dopo un suo concerto chitarra e voce al Babilonia di Pescara, svoltosi proprio nel giorno di uscita di “The Complete Jeff Buckley and Gary Lucas Songbook” .

Nel nostro primo incontro, quando uscì il tuo primo EP “An Ordinary Man”, parlammo della tua voce e del tuo modo di fare musica che sembrava rifarsi a Jeff Buckley e tu dicesti “Nella mia musica si può anche rivedere qualcosa di lui, ma Jeff rimane unico”. Dopo anni esce questo disco sulla musica di Jeff Buckley …

“Non avrei mai pensato ad un progetto del genere se non mi avesse coinvolto Gary Lucas. Ho accettato con entusiasmo, l’ho amato e ne ho seguito la produzione con Francesco Arpino che ha curato anche gli arrangiamenti e le registrazioni. È come se fosse una creatura anche mia: c’è un po’ di The Niro nel disco, nella musica e nelle idee. Io e Francesco abbiamo messo le mani su un tesoro nella maniera più rispettosa possibile proponendo a Gary dei cambiamenti anche su brani famosissimi come “Mojo Pin” e “Grace” e lui ne è stato entusiasta. Ne è uscito fuori un lavoro che è magico per certi versi e tutte le recensioni sono positive e la critica si è innamorata dell’album”.

Nel disco ci sono ben cinque brani completamente inediti che non comparivano in “Songs to One”, l’album di Gary Lucas e Jeff Buckley: è una grande soddisfazione averli incisi no?

“È una responsabilità enorme che Gary mi ha dato: all’inizio non ero sicuro si accettare, poi l’ho fatto chiedendomi cosa potesse succedere”.

Dal disco sono stati tratti finora due singoli, “No one must find you here” e poi “She is free”. Come mai avete puntato su questi due brani?

“ “No one must find you here” è la prima traccia ed è uscita lo scorso luglio, dura ben nove minuti e mezzo. “She is free” è il secondo singolo del quale è stato girato anche il video: abbiamo pensato potesse essere quello giusto per aprire la strada al disco visto che era il più pop di tutti i brani presenti, è bello, solare e positivo. Il pop fatto così è sempre fantastico. Nel disco c’è però di tutto, dal rock alla psichedelia”.

Ci sarà un tour nel quale proporrete l’album …

“È stato già presentato a New York ed è andata benissimo: il pubblico era completamente rapito e di questo siamo felicissimi. Negli Stati Uniti esce a novembre”.

Guardando all’indietro, c’è un disco dei tuoi che ti piace maggiormente ed una canzone?

“Mi piace molto “Best Wishes” ma anche il primo. Se li risento tutti mi piacciono tutti. Faccio fatica a scegliere le canzoni da proporre live: quando sono chitarra e voce improvviso molto, finisco un brano, me ne viene in mente un altro e lo canto, senza cioè avere una precisa scaletta. Non riesco a fare figli e figliastri, vado molto a braccio. Una canzone che amo particolarmente? Forse “Liar” che è quella che non ho mai mancato di fare o forse è successo un paio di volte per sbaglio che non l’ho suonata dal vivo con grande disapprovazione del pubblico che era presente”.

“1969”, pubblicato nel 2014, era cantato in italiano: questa scelta della nostra lingua forse spiazzò molti dei tuoi fan …

“I produttori erano gli stessi dei dischi precedenti e a loro dissi che avrei voluto incidere un album di undici singoli che singoli non erano in realtà. Volevamo fare una cosa un po’ più patinata: volevo provare l’esperimento di far passare appunto per singoli quelli che singoli non sarebbero mai stati e parzialmente ci sono riuscito visto che arrivai partecipare al Festival di Sanremo. Il prossimo disco, che vedrà al presenza di brani sia in italiano che in inglese, sarà una via di mezzo: avrà un sound che ritornerà ad essere quello di The Niro, diverso ma non verso il pop. Stiamo iniziando le incisioni”.