CAGLIARI – Quattro secondi di troppo. E il festival ‘Time in Jazz’ esce dalla graduatoria degli aventi diritto ai contributi finanziati dalla legge 7 della Regione Sardegna per gli eventi di grande interesse turistico, dello spettacolo e della cultura. Fino allo scorso anno la legge supportava le manifestazioni a fronte di un punteggio di merito, questa volta invece l’assessorato del Turismo – “per non perdere i finanziamenti”, aveva chiarito l’assessore Gianni Chessa – è stata aperta a tutti con un bando a sportello. “Un metodo deplorevole”, denuncia in lungo post su Facebook Paolo Fresu, fondatore e ‘anima’ del Festival che ogni anno richiama in Gallura, con epicentro a Berchidda, il meglio della produzione jazzistica mondiale. Centossantaquattro i soggetti partecipanti per un totale di 750mila euro di contributi: solo 22 però sono stati ammessi.
“Un anno di lavoro non riconosciuto e mandato in fumo per una frazione millesimale di tempo – si sfoga Fresu – Parlo soltanto del mio festival (posto che non lo si conosca) per dire che è stata una delle prime manifestazioni in Italia a dare un segnale di ripartenza (dopo la prima ondata della pandemia, ndr), che ha costruito un ricco cartellone di otto giorni con circa cinquanta concerti e con attività parallele dedicate all’infanzia, al cinema, all’editoria, all’enogastronomia e al green collezionando una rassegna stampa che ha parlato al mondo con un incremento del 400% rispetto allo scorso anno. E’ possibile – si chiede il trombettista – che tutto questo valga una manciata di secondi? Esattamente quattro in cui si bruciano i 60mila euro che ti sono stati platealmente promessi e che, a manifestazione avvenuta e con i soldi spesi, non ti verranno erogati. Che brutta fine la cultura. E che brutta fine la nostra Regione tanto amata e tanto bisognosa”.