“Un anno di lavoro non riconosciuto e mandato in fumo per una frazione millesimale di tempo – si sfoga Fresu – Parlo soltanto del mio festival (posto che non lo si conosca) per dire che è stata una delle prime manifestazioni in Italia a dare un segnale di ripartenza (dopo la prima ondata della pandemia, ndr), che ha costruito un ricco cartellone di otto giorni con circa cinquanta concerti e con attività parallele dedicate all’infanzia, al cinema, all’editoria, all’enogastronomia e al green collezionando una rassegna stampa che ha parlato al mondo con un incremento del 400% rispetto allo scorso anno. E’ possibile – si chiede il trombettista – che tutto questo valga una manciata di secondi? Esattamente quattro in cui si bruciano i 60mila euro che ti sono stati platealmente promessi e che, a manifestazione avvenuta e con i soldi spesi, non ti verranno erogati. Che brutta fine la cultura. E che brutta fine la nostra Regione tanto amata e tanto bisognosa”.
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