La pittura figurativa ha sempre oscillato tra paesaggi all’aperto, rappresentati nella loro bellezza incontaminata, e racconti di frammenti di esistenza dei personaggi protagonisti delle opere, oltre ovviamente ai soggetti religiosi che hanno caratterizzato una grande produzione artistica fino a tutta la prima metà dell’Ottocento. La protagonista di oggi è legata a uno stile classico che però attualizza attraverso emozioni e racconti che appartengono al presente.
Il Realismo, o quanto meno la sua versione più moderna, trova il suo principale esponente, nonché artefice dell’ufficializzazione di quel particolare stile pittorico durante l’Esposizione Universale di Parigi del 1855, in Gustave Courbet, le cui opere tendono a una rappresentazione fedele della realtà, in contrapposizione con l’altro movimento pittorico dell’epoca, l’Impressionismo, che al contrario tendeva a frammentarla per dare spazio all’emozione donata dalla luce, dalla sfaccettatura delle pennellate, dall’emozione ricevuta dall’artista attraverso la contemplazione dei panorami rappresentati senza darne base attraverso il disegno. Nel Realismo invece l’immagine doveva essere il più possibile vicina alla realtà oggettiva, non importava che apparisse bella o meno bella, ciò che era fondamentale era la sua fedeltà a ciò che lo sguardo dell’artista coglieva. Nelle opere di Courbet la realtà non doveva essere idealizzata e tutti i momenti, anche quelli meno nobili che facevano parte della quotidianità erano comunque degni di essere immortalati dall’arte, diventare arte. Tina Bux, artista lecchese, si ispira allo stile del Courbet, soprattutto nella rappresentazione degli scorci all’aperto nei quali però lei aggiunge la morbidezza emotiva di uno sguardo femminile, quella sensazione sospesa a metà tra nostalgia e dolcezza nell’osservare i risvolti più romantici di un paesaggio, di un bambino, di un sogno.
La sua capacità di rendere viva l’immagine è emozionante, l’uso della luce, del chiaroscuro per donare la sensazione di movimento all’acqua, le sfumature soffici per raccontare le nubi che si muovono lente nel cielo, e l’evanescenza delle foglie degli alberi perennemente mosse dalla breccia, ampliano il suo stile avvicinandolo a un Realismo Romantico che emerge da ogni sua opera. Tina Bux descrive ciò che vede attraverso il filtro di un’emotività pacata, distesa, infondendo ai paesaggi un’aria idilliaca, serena; racconta dei luoghi che conosce bene, gli scorci del lago, con le sue placide acque calme rischiarate dalla luminosità del sole.
I dettagli sono sfumati mai netti, proprio per dare l’idea del lieve movimento del vento, della superficie lacustre, della vita rilassata delle persone e del calore delle case che si affacciano sull’acqua.
Nell’opera Fichi d’india pone lo sguardo su un luogo immerso nella natura, in cui tutto è rarefatto, come se l’osservatore si trovasse all’interno di un frammento di memoria dell’artista, delle sensazioni che ha provato visitando quel posto tra terra e cielo, ricordo forse di un’estate di tanti anni prima eppure ancora incredibilmente vivido nelle emozioni della Bux.
Anche quando sceglie i personaggi dei suoi dipinti tende sempre a dare rilievo alle sensazioni morbide, tenere, semplici, come nel lavoro Quel buffo cappellino, momento sereno di un pomeriggio di sole in cui una mamma e il suo bambino sembrano scherzare con l’artista mentre li sta ritraendo, proprio in virtù di quel cappello che diviene il punto focale del titolo stesso; la posa è classica, lo sfondo sembra essere uno scenario teatrale necessario per mettere in evidenza gli attori principali che, con la loro semplicità, con il loro naturale atteggiamento, riempiono l’intero spazio.
Anche in Tenerezza, la donna con la bambina sono colte in un momento di rilassatezza, quasi sorprese dallo sguardo della Bux che le stava immortalando, cogliendole in quel frangente in cui si trova chi sta per essere fotografato all’improvviso, quasi imbarazzate per non essersi messe in posa, quasi schernendosi per la consapevolezza che la loro immagine sarà consegnata all’immortalità dell’arte. Ma il lato più Romantico del suo Realismo, fuoriesce dall’opera Inno alla vita in cammino, in cui la piccola protagonista è ritratta di spalle all’osservatore perché lei sta andando avanti, verso il sentiero che ha di fronte, simbolicamente il suo futuro per seguire il quale deve necessariamente voltare le spalle al periodo precedente, l’infanzia, deve necessariamente effettuare un percorso di conoscenza per crescere e raggiungere la consapevolezza di sé, di ciò che desidera e di come riuscirà a conseguirlo.
Sembra raccontare il suo di percorso Tina Bux, un lungo cammino cominciato con gli studi presso la scuola d’arte, continuato con corsi presso maestri di altissimo livello, fino a giungere alla realizzazione del sogno di aprire un suo studio espositivo e laboratorio creativo a Lecco.
Ha partecipato a numerose mostre nazionali e internazionali, sia collettive che personali, ricevendo molti riconoscimenti e premi, oltre che grande apprezzamento da parte del pubblico e degli addetti ai lavori.
TINA BUX-CONTATTI
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Sito web: https://www.facebook.com/tina.bux.3
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