Mettere in luce e rendere immortali le icone del cinema del passato è stato uno dei segni distintivi di quel movimento pittorico che a metà degli anni Cinquanta del Novecento ha letteralmente stravolto e rivoluzionato l’approccio all’arte. La protagonista di oggi riprende l’intenzione di base della Pop Art dandole però un tocco personale e legato alla modificazione dell’immagine reale grazie alla quale la fotografia prende vita e muta sulla base delle emozioni dell’artista.
Uno dei movimenti più rivoluzionari del Novecento fu fondato e teorizzato nelle sue linee guida, da quel genio innovativo e anticipatore dei tempi che portava il nome di Andy Warhol, il quale ebbe l’inedita intuizione di democraticizzare l’arte sia attraverso il linguaggio scelto, riproducendo immagini delle pubblicità di prodotti di largo consumo facilmente reperibili e dunque visibili nei supermercati ma anche quello delle star del cinema hollywoodiano o dei grandi personaggi dell’epoca, e anche attraverso l’introduzione della serigrafia, la riproduzione in serie di un numero limitato di pezzi ai quali sarebbe stato possibile applicare un prezzo più basso rispetto a un’opera originale, permettendo così a un più vaso pubblico di acquistare e avere in casa la bellezza dell’arte. Il fascino che i volti iconici e rappresentativi della nuova cultura di massa, quella cinematografica ma anche quelli della società dell’epoca, esercitavano sugli appassionati di questo nuovo stile ne segnarono un successo planetario fino a rendere quelle Andy Warhol uno dei più quotati artisti quando ancora in vita. Parallelamente a un movimento tanto figurativo e riconoscibile prese piede quello più istintivo, concettuale e intellettuale dell’Espressionismo Astratto in cui l’immagine doveva soccombere all’importanza e all’impellenza delle emozioni, forti, veloci, rapide e urgenti che dovevano essere assolute protagoniste delle tele in cui non si doveva cercare un appiglio riconoscibile dallo sguardo bensì semplicemente lasciarsi trasportare e travolgere dalle intensità che i colori narravano. Entrambe le correnti pittoriche lasciarono un segno profondo nella storia dell’arte contemporanea aprendo la strada al bisogno di libertà espressiva, sganciata dalle catene e dalle regole accademiche in vigore fino al secolo precedente, e alla necessità di arrivare al pubblico in maniera diretta, spontanea, con la semplicità delle immagini la Pop Art e con l’intensità delle emozioni l’Espressionismo Astratto. Daniela Kennedy, artista austriaca da sempre innamorata dell’arte al punto di averla scelta come professione, nel corso del tempo trasforma il suo stile più vicino all’Espressionismo Astratto di Gehrard Richter, affermato artista contemporaneo fonte di ispirazione per Daniela, per dare vita a una sinergia, un’affascinante sintesi tra la sua anima Pop e l’altro suo lato espressionista.
L’ultimo ciclo produttivo la vede infatti impegnata nella riproduzione su tela di immagini delle dive europee degli anni Cinquanta, diventate star del Vecchio Continente, su cui poi interviene per infondere a quelle immagini in bianco e nero la sua emotività, le sensazioni che quelle grandi donne le ispirano.
La scelta cromatica è legata all’Espressionismo poiché le tonalità non sono attinenti alla realtà oggettiva bensì legate alle corde interiori che vibrano nella Kennedy nel momento in cui si pone davanti alla grande stampa fotografica e decide di far sentire la voce dei personaggi che rende protagonisti.
In Sophia Loren sceglie di arricchire il volto celeberrimo del cinema italiano con tonalità solari, come l’arancione simbolo della vivacità e della solarità della Campania, il verde per descrivere la freschezza dell’immagine che la ritrae quando ancora giovane e simbolo di bellezza mediterranea, e il fucsia attraverso cui ne racconta la prorompente quanto indimenticabile femminilità.
Le tonalità usate per l’opera dedicata a Maria Callas, mostro sacro della canzone, voce straordinaria e simbolo di classe ed eleganza, sono invece vivaci, frammentate ma armoniche tra loro, come se Daniela Kennedy volesse trasformare i colori in note musicali per accompagnare e sottolineare l’immortalità di una delle più grandi star della musica mondiale.
Tanto viva l’immagine della Callas quanto velata dalla cupezza di una vita spezzata troppo presto la tela dedicata a Romy Schneider, in cui i toni scuri sono stesi attraverso righe verticali che vogliono in qualche modo ricordarne la bellezza ma anche la tristezza di aver perduto un’esistenza che avrebbe potuto essere meravigliosa e invece ha avuto un precoce e triste epilogo; quelle righe verticali sembrano rappresentare la gabbia dentro la quale si è intrappolato il suo futuro strappatole da uno strano destino che in qualche in modo l’ha però resa immortale in virtù della breve traccia che ha lasciato nel cinema europeo. Ma Daniela Kennedy non si distacca mai completamente dalla sua naturale tendenza verso l’Espressionismo Astratto, attraverso cui lascia fluire in maniera libera sensazioni che si legano alla sua interiorità, alle sue emozioni, alla dimensione che vive quotidianamente e da cui attinge l’ispirazione per creare le sue opere.
Nella tela My world (Il mio mondo) svela uno sguardo positivo e sorridente verso un’esistenza che ha scelto e che la appaga, prediligendo un’atmosfera cipriata, sfumata, come se in fondo la sua tendenza fosse quella di osservare le cose attraverso la mediazione dell’equilibrio, della serenità, della morbidezza di ciò che accade e che accompagna una quotidianità straordinaria pur nella sua ordinarietà.
E ancora in Geburt (Nascita) racconta una realtà primordiale in scala di grigi, forse perché nell’incoscienza dei primi passi nella vita tutto ancora deve essere scoperto, i colori della gioia, della sorpresa, dell’amore, dei timori, delle incertezze, sono ancora allo stato incosciente e dunque i toni del bianco e del nero rappresentano la base da cui si svilupperà poi, lentamente, la consapevolezza delle possibilità che si aprono davanti a ognuno di noi. È una realtà velata, o per meglio dire stratificata, quella della Kennedy, in cui tutto si sovrappone al momento o alla fase successiva per comporre un quadro in continua evoluzione, così come in continua modificazione è la personalità di ognuno di noi proprio sulla base degli accadimenti successivi. Daniela Kennedy nel corso della sua carriera ha partecipato a molte mostre collettive sia in Austria che in Europa ed è stata selezionata per partecipare alla mostra internazionale Sogno di fine estate in programma presso la galleria Spazioporpora di Milano.
DANIELA KENNEDY-CONTATTI
Email: ruby80@gmx.at
Sito web: http://www.artdanielakennedy.com
Facebook: https://www.facebook.com/dany.mattes/timeline
Instagram: https://www.instagram.com/artdanielakennedy/
L'Opinionista® © 2008-2024 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network -
Notizie del giorno -
Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube