“Ho vissuto la Guerra dei sei giorni nel 1967 perché mio padre lavorava all’Ambasciata Italiana ad Amman in quel periodo – racconta Gazebo – a 7 sette anni fu un’esperienza terribile vivere, sentire gli effetti delle bombe sulle case e sulle popolazioni e mi addolora vedere che nel 2024 c’è gente che cinicamente da una stanza dei bottoni decide del destino di civili innocenti, anziani, donne e bambini. Il titolo parla di Pasha (diminutivo di Pavel, Paolo) che chiude le sue lettere (o dovremmo forse dire sms, mail o WhatsApp) alla sua amata Natasha con la frase da Pasha con amore, parafrasando un titolo di un romanzo di Ian Fleming. La canzone è nata all’indomani della guerra in Ucraina, una guerra che mi ha toccato e mi tocca profondamente visto che ho lavorato spesso in Russia e in Ucraina, due stati che avevano tanta storia e tanta fratellanza in comune”.
Il brano nasce come una rock ballad, scritto a Borgo Melograno da Gazebo, con l’aiuto dei musicisti della sua band, che gli hanno inviato i loro rispettivi contributi e di cui è stata realizzata anche una versione più dance e così è nata la Dance Opera Version (epopea da opera Dance) con l’aiuto di Roberto “Ruxxo”.
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