Tra Cubismo ed Espressionismo le opere bizzarre di Ta Byrne, quando la distorsione della realtà diviene punto di vista eccentrico sulla vita

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Alcuni artisti hanno bisogno di fuoriuscire dagli schemi predefiniti perché tutto ciò che vedono non è sufficiente per esprimere il loro approccio osservativo a quanto appartiene alla quotidianità e che ha bisogno di tradursi in linguaggio stilistico; in questi casi dunque andare oltre l’ordinario diviene quasi un imperativo imprescindibile poiché è solo attraverso quel passaggio verso un immaginario o una distorsione visiva che il creativo riesce a dare la vera visione del suo pensiero, svelando un approccio alla vita fuori dal comune ma in grado di coinvolgere e sorprendere l’osservatore. La protagonista di oggi elabora una cifra stilistica in cui mescola influenze degli stili più rivoluzionari e sperimentali del passato aggiornandoli alla contemporaneità e adeguandoli al suo personale sentire.

Intorno ai primi decenni del Ventesimo secolo si delineò una forte spinta da parte degli artisti ad andare verso una rappresentazione pittorica completamente divergente da tutte le regole estetiche ed esecutive che fino a qualche anno prima avevano predominato; con l’iniziare del nuovo secolo invece la determinazione di alcuni di sovvertire completamente quelle regole diede vita ai più progressisti movimenti come il Futurismo, il Cubismo, l’Espressionismo e il Surrealismo. Se da un lato il Futurismo fu più spiccatamente italiano e terminò di fatto con l’inizio della prima guerra mondiale, il Cubismo ebbe invece larga diffusione in virtù della forte personalità di uno dei suoi fondatori, Pablo Picasso, il cui stile stravagante diede vita a opere in cui tutto sembrava essere scomposto, stranamente rappresentato perché il suo intento era di infondere nell’osservatore il senso di simultaneità visiva appiattendo la profondità e studiando la realtà attraverso la geometricizzazione dei dettagli, enfatizzando così il principio di scomposizione dell’immagine cominciato con l’Impressionismo. I volti distorti stupirono l’intero mondo culturale che si arrese all’innovazione decretando la grandezza delle teorie cubiste. L’Espressionismo d’altro canto mise l’emozione davanti a tutto, persino a quell’equilibrio estetico, alla ricerca della perfezione rappresentativa che aveva contraddistinto tutta la pittura del passato, andando anch’esso verso la rinuncia al bello per dare priorità a una distorsione non più analitica, come nel caso del Cubismo, bensì puramente emozionale collegando l’immagine al sentire interiore dei personaggi ritratti che apparivano come la rappresentazione della soggettività dell’autore. Il Surrealismo invece, pur mantenendo il tratto pittorico realista e rispettando le regole della prospettiva e della profondità trasmutò completamente il senso dell’osservato entrando nella dimensione onirica, a volte del sogno altre degli incubi, in cui la sfera dell’inconscio andava a modificare la realtà assecondandola a quel mondo segreto e inconfessato che si svela nella fase incosciente del sonno. Le ossessioni di Salvador Dalì per il tempo e per il sesso, le riflessioni ironiche sulle credenze della società e dell’essere umano di René Magritte, le suggestioni mostruose di Max Ernst, furono tutte sfaccettature diverse della rivoluzione espressiva surrealista. L’artista tailandese Ta Byrne, affascinata da questi grandi maestri che sono stati in grado, attraverso la loro determinazione e la forza di affermare le loro idee, di varcare i confini del conosciuto per sperimentare linguaggi inediti affrontando il rischio di essere rifiutati dagli ambienti culturali dell’epoca, genera il suo tratto pittorico avvicinandosi a tutti e tre gli stili precedentemente descritti fondendoli insieme per rappresentare il mondo visto attraverso i suoi occhi, dove i personaggi sono bizzarri, a volte buffi altre autoironici, colti in atteggiamenti apparentemente ordinari ma resi divertenti dall’autrice.

a night of jazz
1 A night of jazz – olio su tela, 50x70x4cm

Nelle opere corali infatti ogni singolo componente la tela ha una sua spiccata personalità, un suo particolare modo di essere importante ed essenziale in quella cornice proprio perché quello che colpisce Ta Byrne è l’umanità con tutte le sue sfaccettature, con le sue differenti e uniche individualità che rendono ciascuno co-protagonista di un dipinto.

king of jazz
2 King of jazz and no. 1 violinist – olio su tela, 130x180x4cm

Una delle ambientazioni predilette dall’artista è quella della musica, in particolare del jazz, dove può mettere in luce una varietà di personaggi ciascuno dei quali sembra avere qualcosa da dire, qualcosa da raccontare nell’ambito della composizione pittorica, quasi come se la loro presenza fosse fondamentale per dare importanza alla scena principaledell’esecuzione musicale; la caratteristica espressiva della Byrne è di mescolare tratti di Cubismo, attraverso cui trasformare i volti in caricature ironiche che esprimono il loro tratto più peculiare, a un Espressionismo in cui il contorno va a definire e delimitare lo spazio vitale di ciascun protagonista e i cui colori piatti infondono un’atmosfera fumettistica alle tele, come se il suo fosse un mondo divertente e anche derisorio di quelle caratteristiche che inevitabilmente appartengono all’essere umano.

queen of pizza
3 Queen of pizza – olio su tela, 135x105x4cm

La tecnica che preferisce utilizzare è quella dell’olio su tela perché le consente di creare pennellate decise, ricche di dettagli, piena di sfumature ma anche della possibilità di dare vita a campi di colore intensi e pieni, quando si rende necessario per l’opera che sta eseguendo.

trumpet player
4 Trumpet player – olio su tela, 130x180x4cm

Nella tela Trumpet player entra però in maniera evidente anche il Surrealismo, più visionario che non onirico, perché tutti gli strumentisti hanno la fattezza di scimmie, tranne la donna che catalizza l’attenzione dell’osservatore; in qualche modo Ta Byrne compie una caricatura della figura maschile, tratteggiandone un’immagine molto più istintiva e grossolana rispetto a quella raffinata ed elegante della donna. Oppure, se osservata da un altro punto di vista, lo scopo è quello di avvicinare gli animali all’essere umano nell’essenza, come se i primi possano mostrare tratti simili ai secondi sottolineando così la possibilità per l’essere umano di attingere alla spontaneità e immediatezza degli scimpanzé.

hello how can i help
5 Hello, how can I help you? – olio su tela, 100x130x4cm

In Hello, how can I help you? invece Ta Byrne mostra la realtà quotidiana di una semplice segretaria che svolge il suo ruolo con dedizione ma al contempo con la leggerezza che appartiene allo sguardo dell’artista, come se tutto ai suoi occhi divenisse una parodia in cui l’ironia si mescola all’osservazione sagace di ciò che appare ordinario e che in virtù della sua interpretazione diviene eccentrico, bizzarro, in grado di colpire l’attenzione attraverso tutti quei dettagli che sono parte integrante della composizione generale. La donna infatti è ritratta nel momento in cui sta per addentare un panino e proprio in quell’istante viene disturbata dal telefono al quale risponde, per senso del dovere; l’ombra dietro di lei, la luce della lampada alle sue spalle, la piccola lampada da scrivania che sembra star per accendersi autonomamente attraverso il braccio del pupazzetto che la compone, e infine la macchina fotografica, sono tutti elementi che risaltano, che balzano all’occhio nella loro semplicità ma anche nella loro importanza all’interno del dipinto, perché ciascuno di essi permette allo sguardo di confluire sull’immagine centrale.

egg girl in red
6 Egg girl in a windy day – olio su tela, 120x100x4cm

Il dipinto Egg girl in red in a windy day appartiene invece alla produzione più surrealista di Ta Byrne, quella in cui ipotizza un mondo immaginario in cui i volti delle persone sono uova all’occhio di bue, come se volesse sottolineare quanto nascondendo l’estetica di ciascuno tutto ciò su cui è possibile concentrarsi e prendere in considerazione è l’essenza, sottolineando quanto la mancanza di competitività possa indurre le persone ad avere rapporti più basati sulla solidarietà. Tra l’altro questa serie pittorica è stata l’ispirazione per il suo primo romanzo, intitolato Egg Island, in cui un’intera comunità è contraddistinta dalla sostituzione del volto così come ce lo si aspetterebbe con un uovo al tegamino che rende l’aspetto divertente ma, a un secondo sguardo, stranamente possibile. Ta Byrne, che lavora e vive sulla costa meridionale della Thailandia nell’isola di Koh Samui, ha avuto una vita singolare, di quelle che permettono alle persone di sognare e di prendere come esempio e ispirazione ciò che è accaduto a lei; all’età di dodici anni ha dovuto lasciare la scuola per andare a lavorare nelle risaie che presto lasciò per lavorare in un laboratorio di sartoria dove conobbe un anziano artista di strada che le mostrò le sue creazioni e spesso la invitò nel suo studio.

blue eyes
7 Blu eyes – olio su tela, 100x120x4cm

Questa esperienza le fece desiderare di dedicarsi all’arte, nel 2010 un suo piccolo ha avuto un tale successo da aprirle le porte del suo sogno, portandola alla ribalta e dando inizio alla sua carriera. Attualmente i suoi dipinti sono esposti in case, hotel, uffici, club e ristoranti in più di sessantasei paesi in tutto il mondo, tra cui Europa e Australia, e in Asia e Nord America.

TA BYRNE-CONTATTI

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Between Cubism and Expressionism the bizarre artworks by Ta Byrne, when the distortion of reality becomes an eccentric point of view on life

Some artists need to break out of predefined moulds because all they see is not enough to express their observational approach to what belongs to everyday life and needs to be translated into stylistic language; in these cases, therefore, going beyond the ordinary becomes almost an imperative, since it is only through that passage towards an imaginary or visual distortion that the creative succeeds in giving the true vision of his thought, revealing an approach to life that is out of the ordinary but able to involve and surprise the observer. Today’s protagonist elaborates a stylistic code in which she mixes influences from the most revolutionary and experimental styles of the past, updating them to the contemporary and adapting them to her personal feeling.

Around the first decades of the 20th century, there was a strong urge on the part of artists to move towards a pictorial representation that completely diverged from all the aesthetic and executive rules that had prevailed until a few years before; with the beginning of the new century, however, the determination of some to completely subvert those rules gave rise to the more progressive movements such as Futurism, Cubism, Expressionism and Surrealism. While Futurism was more distinctly Italian and effectively ended with the outbreak of the First World War, Cubism, on the other hand, spread widely by virtue of the strong personality of one of its founders, Pablo Picasso, whose extravagant style gave rise to artworks in which everything seemed to be broken down, strangely represented because his intention was to instil in the observer the sense of visual simultaneity by flattening depth and studying reality through the geometricisation of details, thus emphasising the principle of decomposition of the image that began with Impressionism. The distorted faces amazed the entire cultural world, which surrendered to the innovation and decreed the greatness of Cubist theories. Expressionism on the other hand put emotion before everything, even that aesthetic balance, the search for representative perfection that had characterised all painting in the past, also moving towards the renunciation of beauty to give priority to a distortion that was no longer analytical, as in the case of Cubism, but purely emotional, linking the image to the inner feeling of the characters portrayed who appeared as the representation of the author’s subjectivity. Surrealism, on the other hand, while maintaining the realist pictorial trait and respecting the rules of perspective and depth, completely transmuted the sense of the observed by entering into the oneiric dimension, sometimes of dreams, sometimes of nightmares, in which the sphere of the unconscious went on to modify reality by indulging in that secret and unconfessed world that is revealed in the unconscious phase of sleep. Salvador Dali‘s obsessions with time and sex, René Magritte‘s ironic reflections on the beliefs of society and the human being, Max Ernst‘s monstrous suggestions, were all different facets of the Surrealist expressive revolution.

Thai artist Ta Byrne, fascinated by these great masters who were able, through their determination and strength to assert their ideas, to cross the boundaries of the known to experiment with new languages while facing the risk of being rejected by the cultural circles of the time, she generates her pictorial trait by approaching all three styles described above and fusing them together to represent the world seen through her eyes, where the characters are bizarre, sometimes funny, sometimes self-mocking, caught in seemingly ordinary attitudes but made amusing by the author. In the choral artworks, in fact, every single component of the canvas has its own distinct personality, its own particular way of being important and essential in that setting precisely because what Ta Byrne is striking about is humanity with all its facets, with its different and unique individualities that make each one a co-protagonist of a painting. One of the artist’s favourite settings is that of music, in particular jazz, where she can highlight a variety of characters each of whom seems to have something to say, something to narrate within the pictorial composition, almost as if their presence were fundamental in giving importance to the main scene of the musical performance; Byrne‘s expressive characteristic is to mix traits of Cubism, through which she transforms faces into ironic caricatures that express their most peculiar traits, with an Expressionism in which the outline defines and delimits the living space of each protagonist and whose flat colours infuse a cartoonish atmosphere to the canvases, as if hers were a funny world and also mocking those characteristics that inevitably belong to human beings.

The technique she prefers to use is oil on canvas because it allows her to create decisive brushstrokes, rich in detail, full of nuances but also of the possibility of giving life to intense and full fields of colour when it is necessary for the work she is executing. In the canvas Trumpet player, however, also enters clearly Surrealism, more visionary than dreamlike, because all the instrumentalists have the features of monkeys, except for the woman who catches the observer’s attention; somehow Ta Byrne performs a caricature of the male figure, sketching a much more instinctive and coarse image of him than the refined and elegant one of the woman. Or, if observed from another point of view, the aim is to bring animals closer to the human being in essence, as if the former can display similar traits to the latter, thus emphasising the possibility for human beings to draw on the spontaneity and immediacy of chimpanzees. In Hello, how can I help you? on the other hand, Ta Byrne shows the everyday reality of a simple secretary who carries out her role with dedication but at the same time with the lightness that belongs to the artist’s gaze, as if everything in her eyes became a parody in which irony is mixed with the shrewd observation of what appears ordinary and that by virtue of its interpretation becomes eccentric, bizarre, capable of capturing the attention through all those details that are an integral part of the general composition. In fact, the woman is portrayed at the moment when she is about to eat a sandwich and at that very instant she is disturbed by the telephone to which she answers, out of a sense of duty; the shadow behind her, the light of the lamp behind her, the small desk lamp that seems to be about to switch on by itself through the arm of the puppet that makes it up, and finally the camera, are all elements that stand out, that leap to the eye in their simplicity but also in their importance within the painting, because each of them allows the gaze to focus on the central image.

The painting Egg girl in red on a windy day, on the other hand, belongs to Ta Byrne‘s more surrealist production, the one in which she conjures up an imaginary world in which people’s faces are eggs in the bull’s eye, as if she wanted to emphasise how by hiding the aesthetics of each person all one can focus on and take into consideration is the essence, underlining how the lack of competitiveness can lead people to have relationships more based on solidarity. Incidentally, this pictorial series was the inspiration for her first novel, entitled Egg Island, in which an entire community is marked by the replacement of the face as one would expect it with a fried egg, which makes the appearance funny but, on second glance, strangely possible. Ta Byrne, who works and lives on the south coast of Thailand on the island of Koh Samui, has had a singular life, the kind that allows people to dream and take what happened to her as an example and inspiration; at the age of twelve she had to leave school to go and work in the rice fields, which she soon left to work in a tailor’s workshop where she met an elderly street artist who showed her his creations and often invited her into his studio. This experience made her want to dedicate herself to art, and in 2010 one of her small paintings was so successful that it opened the door to her dream, bringing her into the limelight and starting her career. Currently, her paintings are exhibited in homes, hotels, offices, clubs and restaurants in more than sixty-six countries worldwide, including Europe and Australia, and in Asia and North America.