Tre italiani su 4 risiedono in case di proprietà, ma comprare non conviene più

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MILANO – La maggior parte degli italiani (75%) abita in una casa di proprietà. E su 75,5 milioni di unità immobiliari, 60 milioni di abitazioni hanno come intestatari delle persone fisiche. Tuttavia, rispetto al 1960, il settore immobiliare — e ancora peggio con il Covid-19 — mostra segni di un dissesto che potrebbe essere fatale per risparmiatori, investitori e proprietari: troppe le proprietà che oggigiorno rappresentano solo un peso.

Si tratta delle “altre proprietà immobiliari”, quelle che la classificazione dell’Agenzia delle Entrate definisce “abitazioni tenute a disposizione”, che in Italia sono un numero veramente elevato: circa 6 milioni di unità immobiliari pari a circa il 16% dell’intero patrimonio immobiliare posseduto dai privati. «Sono per lo più abitazioni che hanno avuto una scarsa rivalutazione o addirittura una diminuzione del loro valore, perchè siamo in una fase del mercato completamente differente dal passato», assicurano gli esperti di Ener2Crowd.com.

Guardando alle Americhe, nella sola New York i prezzi degli appartamenti sono scesi di un 30-50% non essendoci più domanda, precipuamente a causa di una dispersione verso aree extraurbane con ritmi di vita più umani, dove si può essere più vicini ai propri cari, alla natura e ai suoi ritmi.

In Italia, poi, la situazione è ancora più drammatica essendo quello immobiliare un mercato trainato da una perenne bolla emotiva da almeno 50 anni, con prezzi che non trovano alcuna giustificazione a livello economico.

Il GreenVestingForum, hub della finanza alternativa green promosso da Ener2Crowd.com, svela ora gli impietosi dati di un’analisi che vede gli italiani arrancare finanziariamente ed economicamente in un mercato, quello immobiliare, gonfiato da dinamiche emotive e pronto ad implodere dopo che la crisi sanitaria del Covid-19 ha prodotto un cambiamento sociale radicale la cui componente più importante è la fuga dalle città e dagli uffici.

Lo scenario emerso preso in esame da Ener2Crowd.com vede crollare il mito della rendita sicura, svelando come il mattone sia in realtà un settore dove gli affari si riescono a fare solo con grandi disponibilità ed impegno di capitali, mentre farlo indebitandosi è molto rischioso avendo un conseguente implicito basso profilo di rendimento e comportando rischi di gestione (costi ed insolvenze) e sistemici (tassazione e collasso del mercato).

Comparando un investimento immobiliare di taglia medio-piccola, circa 250mila euro, senza mutuo e con mutuo, con un BTP Italiano e con un investimento nella green economy, è evidente come per ottenere rendimenti degni di nota, ma comunque inferiori a ciò che si può ottenere nell’ultimo caso con la scelta della finanza alternativa green, si devono avere a disposizione molti capitali – la cifra intera per l’esattezza – e tenerli immobilizzati in una pericolosa trappola della liquidità che ad oggi sarebbe soggetta alla tempesta Covid-19 ed al futuro necessario ridimensionamento dei valori di mercato.

Gli investimenti nella green economy sono di gran lunga più accessibili, più stabili e convenienti dell’immobiliare, potendo garantire un cautelativo, nelle stime, ritorno medio netto del 5% circa annuo, senza dover affrontare rischi o beghe gestionali.

«Il nostro sogno, divenuto la nostra missione quotidiana, è quello di creare uno strumento di partecipazione democratico al più grande mega-trend economico che la società contemporanea potrà mai conoscere, quello basato sugli sforzi per rilanciare un futuro sostenibile a zero emissioni. E con Ener2Crowd.com oggi è possibile per tutti, anche per i piccoli o piccolissimi risparmiatori», dichiara Niccolò Sovico.

«Tutte le risorse finanziare sono investite direttamente in progetti 100% in grado di produrre importanti benefici ambientali, fondamentali per le sfide del prossimo futuro, pandemie incluse, ed economici per una serie di attori che comprendono chi investe, chi realizza i progetti e chi ne beneficia: ogni euro investito con Ener2Crowd ne restituisce 2,3 al sistema Italia, ogni anno» sottolinea orgogliosamente Niccolò Sovico.