Dal 16 aprile è disponibile in rotazione radiofonica “Tropicale”, nuovo brano di Azzurra presente sulle piattaforme di streaming dal 16 aprile. Voce calda e decisa, immagini crude e groove coinvolgente arrivano dritto al cuore di chi ha un ricordo che non scorda: questo è “Tropicale”, nuova release di Azzurra, un brano introspettivo e viscerale immerso in un sound neo-soul. Il titolo da una parte fa riferimento ad una pioggia intensa sotto alla quale siamo impotenti come di fronte ad un forte dolore; dall’altra parte, indica anche un sole equatoriale che scalda anche le ferite più profonde. Così come un temporale non può essere fermato, la sofferenza non va evitata. Non vale la pena lottare contro una tempesta di emozioni, ma ha senso trovare riparo in se stessi e prendersi cura delle proprie ferite.
Azzurra ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Tropicale” è il tuo nuovo brano, di che cosa si tratta?
Tropicale è stata pura esigenza. L’ho scritta due anni fa senza pretese ma per il semplice bisogno di esprimere una forte esperienza. Credo che tutti noi abbiamo un nostro “sabato di aprile”, quel momento in cui ci è caduto il mondo addosso. È una ferita da custodire ma per quanto ci abbia fatto male è anche la nostra prova di forza e resilienza.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
Credo che nonostante il mood sia malinconico e il testo sia crudo e diretto, alla fine l’emozione che arriva è la speranza. Infatti anche se parlo di dolore, sono un’ottimista di natura e inconsciamente ho aggiunto una nota positiva alla fine del brano. Tropicale è la fine di un pezzo di me e la scoperta di una nuova me. Anche se non è facile accettare la fine, credo che ogni viaggio si chiuda perché è arrivato il momento del capolinea, anche se in quel momento ci rifiutiamo di vederlo.
C’è anche un videoclip, come si caratterizza?
Sono molto soddisfatta del videoclip perché siamo riusciti ad esprimere tutte le emozioni della canzone: la tristezza della fine e di una partenza non accettata, la riscoperta della libertà con le scene nella natura, il lungo tragitto verso il riscatto che quando arriva vale oro e infine non poteva mancare il temporale tropicale!
Come ti sei avvicinata al mondo della musica?
La musica è genetica nella mia famiglia! Mio padre da giovane era un insegnante di pianoforte e ha trasmesso a me e ai miei fratelli la passione e il divertimento per la musica! Ho iniziato a suonare il pianoforte a 12 anni e a 14 anni le mie prime lezioni di canto. Ho fatto una lunga gavetta come interprete. Durante gli anni dell’università ho messo da parte il mio lato creativo raccontandomi che non era la mia strada. Dopo essermi laureata in psicologia e dopo aver fatto un percorso personale, so che in realtà avevo paura di mostrarmi e non mi sentivo abbastanza. Dopo l’università ho iniziato a scrivere le mie canzoni ed è stata la scelta più giusta della mia vita. Se non avessi fatto questo passo avrei vissuto una vita a metà.
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