ROMA – “La Ragioneria generale dello Stato, nell’annuario statistico 2017 pubblicato di recente, ha quantificato in ben 12,6 miliardi di euro il decremento della spesa sostenuta per i dipendenti pubblici nell’arco temporale che va dal 2009 al 2015. E’ del tutto evidente che, se a contratto invariato la spesa per il personale risulta diminuita, la prima causa di ciò non può che rinvenirsi nella parallela e progressiva riduzione numerica del personale in servizio, conseguente al blocco del turnover e quindi al mancato ricambio generazionale, cui poi si aggiungono i minori investimenti di risorse nella formazione e nell’aggiornamento professionale dei lavoratori”. E’ quanto afferma il Segretario Generale della Uilpa Nicola Turco.
“Ma – prosegue il Segretario Generale della Uilpa – il conto pagato dai lavoratori pubblici è molto più salato considerato che, a nostro avviso, a tale somma va aggiunto il risparmio di spesa derivante dal blocco dei contratti, che fa lievitare notevolmente la cifra indicata dalla Ragioneria Generale dello Stato”.
“Se a tale sacrificio si aggiunge anche l’evidenza che gli operatori del settore pubblico appartengono a quella platea di soggetti che contribuiscono ad assicurare la maggior parte di gettito fiscale da IRPEF allo Stato – continua Turco – possiamo certamente affermare, senza timore di smentita, che i dipendenti pubblici hanno concorso in maniera molto importante al tentativo di risanamento dei conti pubblici. Ma tutti questi sacrifici, di fatto, cosa hanno prodotto?”.
“Di sicuro – chiosa Turco – se analizziamo lo stato in cui versano alcuni settori delle Funzioni centrali, come l’Inps (dove in presenza di un bilancio bocciato non si è intervenuti sul management), come i Tribunali o gli Istituti Penitenziari in devastante carenza di personale, è palese che i risparmi conseguiti sulla pelle dei lavoratori sono andati a detrimento della qualità e della quantità delle prestazioni e dei servizi pubblici erogati al cittadino e che, ancora peggio, essi sono stati annullati dalla parallela mancanza di volontà di colpire gli sprechi, gli sperperi, i privilegi, insomma tutta quella spesa che possiamo classificare come improduttiva”.
“Il tempo dei sacrifici è finito”, incalza Turco, aggiungendo: “Né piramidi rovesciate né Robin Hood. C’è bisogno di accelerare sul rinnovo dei contratti seguendo i percorsi naturali e non perseguendo politiche di redistribuzione dei redditi che certamente non afferiscono alla sfera della disciplina contrattuale e che, invece, andrebbero individuate nelle sedi istituzionali più opportune e poste in essere attraverso gli adeguati strumenti legislativi”.
“La politica – conclude Turco – deve assumersi le sue responsabilità attraverso scelte mirate a una seria riorganizzazione della macchina pubblica che ponga al primo posto i diritti dei cittadini e che restituisca valore e dignità a tutti coloro che vi operano, anche favorendo quanto prima l’ingresso dei giovani e il trasferimento delle competenze. La Pubblica Amministrazione è un bene di tutti e come tale va preservata”.