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Ultracycling, Wild Trail Italy: che avventura per Paolo Laureti, solo con la sua bici in autonomia per 26 giorni consecutivi!

ROMA – Ci ha messo cuore, sentimento e una determinazione fuori dal comune Paolo Laureti per concludere Wild Trail Italy dopo 26 giorni, 8 ore e 24 minuti, mettendo nelle gambe 4.100 chilometri per quasi 90.000 metri di dislivello da Trieste a Melito di Porto Salvo (Capo Sud), dalle Alpi agli Appennini in totale autonomia. I mesi di lockdown sono solo un lontanissimo ricordo e per uscire da quell’isolamento obbligato per cause di forza maggiore, l’ultracycler di Silvi si è voluto regalare una sfida audace e fuori da ogni limite che ha superato di gran lunga la sete di avventura.

Ispirato dal Sentiero Italia del CAI (Club Alpino Italiano), Laureti è stato protagonista di un’avventura in mountain bike da Trieste alla Calabria seguendo il più possibile le tracce del nuovo Sentiero; alla scoperta dell’ Italia più selvaggia in uno dei trekking più lunghi al mondo passando per le Alpi Carniche, le Dolomiti, il Passo dello Stelvio, il Passo dei Salati, il Colle dell’Agnello, il Passo Incisa, il Passo Centocroci, il Passo delle Radici, il Passo della Futa e Campo Imperatore. Un mix concentrato di emozioni, fatica, sudore, imprevisti meccanici e la voglia di avvicinarsi alla meta che cresceva di giorno in giorno.

L’esplorazione mista alla performance sportiva che ha portato a termine con pazienza, tenacia e gestione degli imprevisti senza farsi sopraffare dalla tensione: “Si chiude un’altra pagina importante della mia storia – tiene a precisare Laureti – perché ho avuto il coraggio e la forza di crederci sempre. Mi sono immerso completamente in questo “exploring the wild” e nel vivere ogni giorno la cruda natura delle Alte Vie, la complessità di attraversare certe zone e la sensazione in diverse occasioni di sentirmi infinitamente piccolo. Sono stato il motivatore di me stesso, eravamo soltanto io e la mia mountain bike front in bikepacking mode dal peso di 27 chili con tutto il mio equipaggiamento. Uno dei passaggi più difficili l’ho provato nel Parco del Gran Paradiso verso il Nivolet dove ho impiegato a percorrere un tratto di 6km in 8 ore e con diversi tratti in portage (bici in spalla) estremo su lastroni di pietra instabile e con la bici in spalla. Ma non solo sul Nivolet ho subito le fasi più complicate dell’impresa ma anche sull’Appennino nell’alta Via Emilia e in Basilicata dove sono stato costretto a spingere la bici a piedi. Col passare del tempo ogni chilometro era una conquista e ogni giorno un obiettivo da raggiungere. Ancor più emozionante il mio passaggio in Abruzzo, dove ho creduto veramente di arrivare fino in fondo, ma nel complesso sono davvero soddisfatto e realizzato di aver recitato la parte del protagonista ispirandomi un po’ al film ‘Into the Wild – nelle terre selvagge’. L’essenza dello spirito dell’uomo sta nel provare le esperienze sulla propria pelle. La felicità ha cancellato la fatica e finalmente riesco ad assaporare il profumo di una grande impresa. Abbiamo un paese magnifico che dovremmo tutelare tutti di più e con il massimo impegno e ringrazio il CAI sezione di Arsita e tutte le quelle coinvolte nelle zone attraversate per avermi supportato con la definizione di questa incredibile nuova via aperta ed ora anche esplorata in mountain bike”.

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Redazione L'Opinionista

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