Nella notte tra sabato e domenica è scomparso Davide Astori, difensore e capitano della Fiorentina. Questo è il nostro ricordo e il nostro omaggio.
FIRENZE – Davanti un foglio bianco, dentro l’incapacità di trovare parole “adatte” per descrivere tutto ciò e, allo stesso tempo, la volontà di riempire quei troppi spazi bianchi che opprimono, strozzano la capacità di rimanere lucidi di fronte a un qualcosa di inspiegabile. Già, inspiegabile è il neologismo che più si avvicina a ciò che è accaduto in una fredda notte di Udine diventata gelida alle prime luci del mattino. Poi la notizia straziante, una di quelle che inevitabilmente lascia più di un vuoto dentro: “É morto Davide Astori”. Basterebbe fermarsi qui, fermarsi a riflettere sul tempo e le sue illogiche regole, sul fato che a volte diventa un burattinaio macabro.
Sconvolge il presente, cancella il futuro e lascia un meraviglioso dolce-amaro ricordo del passato. 1987, la data di nascita del capitano della Fiorentina, un ragazzo di 31 anni. Un ragazzo a cui hanno già rivolto tutti gli elogi di questo mondo, e li meritava tutti. Un ragazzo, un figlio, un padre marchiato dal timbro del destino a cui nessuno, a questo mondo, può dare una razionale spiegazione. Non c’è nulla di razionale nella morte, nulla di razionale su una percentuale troppo piccola per prendere forma, per sconvolgere la psiche di chi Davide lo conosceva per nome, di chi non lo conosceva proprio ma che si è sentito vuoto anche solo per un istante.
La sua foto, le sue foto campeggiano ovunque e le lacrime non saranno mai troppe per chi si è distinto per educazione, professionalità ed un amore sconfinato per il proprio mestiere. Una fascia, quella maglia numero 13 che sarà monumento circondato dalla rabbia, dai mille “perché” e dalle impossibili spiegazioni da dare, dalle mille diagnosi e dai mille “se”.
Sono solo il contorno di una tragedia che non ha colori, non ha alcun senso se non quello della impotenza umana di fronte al fato. Non si può rincorrere il destino, è un corsa persa perché sarà sempre lui a trovare prima noi. Nel sonno, prima dell’ennesima battaglia, prima di chiudersi in una camera e incominciare a sognare, impedire all’avversario di segnare. Resta l’uomo, resta il ragazzo, resta una famiglia e una bambina di due anni che riceverà le carezze speciali del suo papà soltanto nella notte, nei sogni infiniti.
Resta Davide Astori, uno dei tanti bravi ragazzi del nostro paese, quella sua fascia da supereroe e quel sorriso allegro di un trentunenne che il destino ha portato via con se. In una gelida notte e dentro di noi, forse, non sarà più mattina.
Fonte foto sito ufficiale Fiorentina
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