ROMA – Conto alla rovescia per l’addio di Francesco Figliuolo alla struttura commissariale anti-Covid. Dal 31 marzo cessa lo stato di emergenza e dunque finisce la sua missione anche il generale che potrà dedicarsi a tempo pieno a guidare il Comando operativo di vertice interforze (Covi), l’organismo che coordina, pianifica e dirige le operazioni dei quasi diecimila militari italiani impegnati in missioni all’estero. E si può capire, in queste settimane di guerra in Ucraina, la delicatezza del ruolo.
Sarà l’Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia ad operare fino al 31 dicembre 2022 con le stesse funzioni. Dall’1 gennaio 2023 il ministero della Salute subentrerà poi all’Unità, che dunque lavorerà per complessivi nove mesi. Il passaggio di consegne è indicato all’articolo 2 del decreto legge di giovedì scorso sul superamento dello stato di emergenza. Il direttore dell’Unità – che “agisce con i poteri attribuiti al Commissario straordinario” – sarà nominato con un decreto del presidente del Consiglio.
Ci sarà inoltre un vicario, un dirigente di prima fascia del ministero della Salute. La campagna vaccinale – che Figliuolo ha guidato a partire dall’1 marzo del 2021, succedendo a Domenico Arcuri – ha somministrato finora 135 milioni di dosi di vaccini anti-Covid. Il ciclo primario è stato concluso da 49,7 milioni di italiani (l’83,9% della popolazione complessiva). Hanno fatto la terza dose 38,6 milioni di persone (il 65,2% del totale). Nei periodi più caldi le somministrazioni hanno anche superato le 600mila al giorno. Negli ultimi mesi c’è stato un netto calo. Ieri, ad esempio, sono state iniettate soltanto 54mila dosi. Sono 4 milioni e 490 gli italiani che ancora non sono stati vaccinati.