Ambiente

Valsugana, preoccupazione per il batterio delle pomacee

Colpo di fuoco batterico. Pronto un opuscolo per i cittadini sulla gestione delle piante ornamentali suscettibili al batterio

PERGINE (TN) – La diffusione del batterio Erwinia amylovora è ormai confermata in gran parte della Valsugana, da Pergine fino a Carzano. La Fondazione Edmund Mach rileva che gli impianti più colpiti sono quelli messi a dimora durante questa primavera dove risultano infette tutte le varietà, ad esclusione della Golden, e senza distinzione di provenienza.

D’intesa con l’Ufficio Fitosanitario della Provincia autonoma di Trento i tecnici della Fondazione stanno raccogliendo ogni elemento utile per valutare le possibili cause o i fattori scatenanti la grave infezione.

La malattia si diffonde molto facilmente e richiede l’estirpazione o l’asportazione delle parti colpite che vanno immediatamente bruciate. I tecnici FEM, impegnati in prima linea nei monitoraggi e nella consulenza, riferiscono che il lavoro di pulizia eseguito dagli agricoltori nelle scorse settimane si sta dimostrando efficace e importante per ridurre al minimo l’inoculo. Ma l’attenzione deve rimanere alta, anche da parte di cittadini poiché il batterio è in grado di colpire molte piante ornamentali.

Colpite le piante ornamentali e le specie spontanee

Sono state ritrovate piante infette di specie ospiti del batterio presenti in giardini, bordure, orti e incolti quali sorbo, cotogno e biancospino. Al fine di “monitorare” e se necessario intervenire con asportazione delle parti di pianta o delle piante ospiti infette presenti nelle aree verdi (parchi, ciclabili, aiuole e bordi) pubbliche, il Dipartimento Agricoltura ha inoltre attivato una collaborazione con il Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale. È stato, inoltre, predisposto da parte di FEM e PAT un opuscolo informativo per i cittadini al fine di informarli sui sintomi, sulla pericolosità della malattia e sulle misure da mettere in atto.

Segnalazioni, sopralluoghi e monitoraggi

Attualmente sono stati monitorati i frutteti colpiti nelle zone di Pergine, Calceranica, Caldonazzo, Levico, Novaledo, Roncegno e Carzano. Gli impianti più colpiti sono quelli da 0 a 3 anni, ma si trovano frutteti anche fino al sesto anno di età. Le varietà più colpite sono: Fuji, Gala, Fengapi, Gradisca, Morgen, Swing, Crimson Snow, Galant, mentre la Golden è la varietà meno colpita probabilmente a causa della scarsa fioritura. La prima segnalazione e il primo sopralluogo da parte FEM risalgono al 20 maggio in un impianto a Caldonazzo di Gala alla seconda foglia. Il giorno successivo si sono moltiplicate le segnalazioni e i controlli, mentre l’esplosione è avvenuta nel fine settimana dal 22 al 24 maggio. Nella settimana successiva FEM ha attivato un monitoraggio territoriale completo su tutti gli impianti giovani da 0 fino a 3 anni. Sono stati raccolti campioni sia su melo che su pero e piante ospiti diverse (Cotogno, Nespolo, Sorbo, Biancospino, Rosa Canina) per un totale di 53 campioni. Questi sottoposti ad analisi molecolare presso il laboratorio di Diagnostica Fitopatologia della FEM hanno dato esito positivo per il 64%.

La situazione più problematica a Caldonazzo

La situazione più problematica riguarda la zona di Caldonazzo dove gli impianti dell’annata 2020 (circa 7 ettari) hanno percentuali di piante colpite fino ad oltre il 90% di cui alcuni sono già stati estirpati completamente. Diffusione: sono 225 gli ettari di frutteto nel comune di Caldonazzo, anche se metà è rappresentato da Golden D. (poco colpita). È quindi ragionevole pensare che almeno oltre la metà dei frutteti sono interessati dal problema anche se i numeri effettivi saranno disponibili più avanti quando arriveranno i dati del questionario spedito ai soci della cooperativa frutticola della zona. Negli altri comuni dove il problema è diffuso, si tratta soprattutto di impianti giovani da 0 a 3 anni con percentuali di piante colpite dal 20 ad oltre il 90%. La diffusione e l’intensità del danno sono, comunque, in continua evoluzione.

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Pubblicato da
Marina Denegri
Argomenti: Trento

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