Vasco Rossi, l’ottavo re di Roma fa esplodere l’Olimpico

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Recensione dei quattro concerti da record di Vasco Rossi allo stadio Olimpico che hanno portato 220mila spettatori nella Capitale

Vasco Rossi, l'ottavo re di Roma che fa esplodere l'Olimpico

ROMA – Vasco Rossi continua a fare la storia della musica italiana e aggiunge altri record alla sua infinita carriera spericolata. Lunedì 27 giugno si è concluso anche l’ultimo dei quattro concerti in programma a Roma per il Live Kom016.

Quattro concerti da record, che hanno portato all’Olimpico più di 220mila spettatori, Vasco Rossi che tocca quota 20 all’Olimpico. Altro record. La serie dei quattro concerti era stata anticipata dalla data 0 a Lignano Sabbiadoro il 18 giugno.

Uno spettacolo durato quasi tre ore in cui il Blasco, in formissima, ripercorre le tappe della sua storia con una scaletta composta da oltre 30 brani e annuncia già l’uscita di un cofanetto con 70 canzoni e quattro inediti per festeggiare i quarant’anni di carriera con il mega evento ModenaPark che si terrà il 1 luglio 2017 con 200-300mila spettatori attesi secondo le stime.

Un Vasco Rossi più carico che mai, con la malattia che sembra soltanto un lontano ricordo e che ora lascia spazio alla rabbia e la voglia che dopo quarant’anni rimane intatta cosi come la voglia di scuotere le coscienze ed emozionare attraverso le sue canzoni e i suoi occhi azzurri come il mare che bloccano e trapassano.

C’era un pubblico di tutte le età perchè Vasco è riuscito ad attrarre verso di sè quattro generazioni. Cosa che nessuno ha mai fatto e che molto probabilmente nessuno riuscirà mai a fare.

Basta spegnere le luci dello stadio per fare già impazzire i 60mila dell’Olimpico che prendono telefonini e telecamere per riprendere un momento indelebile. Le luci diventano soffuse, l’intro che viene accompagnato dal battimani e dai fumogeni da stadio: l’attesa per un minuto, poi il delirio, inizia il viaggio, inizia Lo Show.

Vasco Rossi durante "Lo show"
(fonte foto sito ufficiale Vasco Rossi)

Il Komandante entra in scena alle 21.15 sulle note epiche e magniloquenti de “Lo Show”, che torna ad aprire un concerto dopo 23 anni. Vasco inizia a cantare le prime strofe da dietro la batteria picchiata da Will Hunt, il pubblico lo attende.

Poi, “Quando di colpo comincia lo show”, esce il Kom con un jeans azzurro, occhiali da sole e una giacca blu fosforescente, l’Olimpico è in delirio. Dopo l’uno-due da urlo de “Lo Show” e “Lo Vedi”, Vasco Rossi saluta il pubblico di Roma: “Benvenuti, bentornati, ben arrivati, Roma Roma non fa la stupida stasera”.

Il terzo brano Deviazioni provoca un’onda d’urto pazzesca tra la folla, che prosegue anche nel “L’uomo più semplice” impreziosito da un assolo finale al sax di Andrea Innesto detto “Cucchia”. Dopo quattro canzoni al massimo i ritmi rallentano con “Come Vorrei” e la new entry “Accidenti come sei bella” da dedicare all’altra metà del cielo. Il settimo brano è “Un Gran bel film” che Vasco ripesca dopo anni e, in “Sono Innocente” si sente chiaramente la svolta Heavy Metal grazie alle chitarre di Vince Pastano e Stef Burns.

“Guai”, “Il Blues della chitarra sola” e “Manifesto futurista della nuova umanità”, che scatenano il coro da stadio “Vasco, Vasco”, chiudono la prima parte del concerto. Il rocker di Zocca torna in camerino per cambiarsi (giubbotto di pelle nero con maniche blu) mentre sul palco l’Interludio 2016 (con un accenno strumentale ad Anima Fragile) amplifica le capacità di ogni singolo componente della band.

La seconda parte del concerto, una vera e propria scarica di adrenalina ed energia, prende il via con “Gli Spari Sopra” che fa scattare in piedi anche la tribuna stampa (che per prassi è quella più tranquilla), prosegue con il Medley rock “Delusa/T”immagini/Gioca con me/Mi piaci perchè” fino all’iconica “C’è chi dice no”, ossia il manifesto del Vasco-pensiero, accompagnata da giochi di luce ed effetti che non hanno nulla da invidiare alle grandi produzioni internazionali, così come l’allestimento formato da cinque maxi-schermi ed un’imponente gabbia metallica al centro del palco.

Il medley acustico è inaugurato dalla sensuale “Nessun pericolo per te” per poi proseguire con delle vere e proprie pietre miliari come “Una canzone per te”, “Dormi Dormi”, “L’una per te” e “La noia”.

“Quante volte” ci racconta di un Vasco Rossi che ne ha viste tante nella vita e una lacrima sembra voler scendere dai suoi occhi chiarissimi. Il trittico “Stupendo”, “Sballi ravvicinati del terzo tipo”, “Rewind” toglie gli ultimi freni inibitori al pubblico trasformando lo stadio Olimpico in una discoteca a cielo aperto con il regista che, durante “Rewind”, indugia maliziosamente sulle prime file con le ragazze che fanno volare via i reggiseni gettandoli sul palco per Vasco.

“Siamo soli” e “Vivere non è facile” lasciano spazio a un Vasco più intimista e disilluso che invita i suoi fan a prendere la vita sul serio, dopo il delirio, e invitarli a un momento di riflessione che può durare anni-

Vasco Rossi durante "Siamo Soli"
(fonte foto sito ufficiale Vasco Rossi)

Vasco torna in camerino ma dopo 5 minuti torna sul palco. Il bis prende il via con il ritorno della trascinante e, sempre attuale, “Ormai è tardi” che dopo lascia spazio al brano a sorpresa. Vasco, nelle quattro date canta rispettivamente: “Sally”, “Un senso”, “Senza parole” e “Vivere”. Capolavori geniali.

Scelta quasi obbligata e ormai consona per le ultime tre canzoni con Vasco che gigioneggia, prende in giro e si diverte come solo lui sa fare in “Siamo Solo noi”, al termine della quale il direttore di palco, Diego Spagnoli, presenta tutta la band al pubblico con un finale prodigioso di Will Hunt che picchia sulla batteria con le bacchette infuocate.

Gran finale con “Vita spericolata” i cui Vasco si diverte e cambiare il verso. “Ognuno perso dentro i fatti suoi” in “Ognuno perso dentro il suo Facebook”. Poi c’è il solito accenno a “Canzone” con il saluto a Massimo Riva e soprattutto a Marco Pannella.

L’ultima fermata del celestiale viaggio di quasi tre ore è la solita e immancabile “Albachiara” che racconta una storia semplice ma al contempo universale. “Ce la farete tutti, non dovete avere paura: il nemico non è l’odio ma la paura”, cosi Vasco saluta i suoi fedeli prima di indossare l’asciugamano e scomparire via mentre la musica riecheggia ancora. I coriandoli e i fuochi si posano dolcemente sul palco e sul prato lasciando luccicare anche gli occhi dei bambini giunti sin qui.

Poi la musica finisce, le luci si spengono, lo stadio si svuota e una marea umana di gente si ritrova a vagare per Roma cercando di tornare a casa. Eh si, la cosa più difficile è tornare dai concerti di Vasco perchè i suoi iniziano il giorno prima e non finiscono nemmeno il giorno dopo.

Bisogna accettare che quei 150 minuti siano stati solo una fuga dalla realtà non perfetta che ci circonda. Perchè un concerto di Vasco va visto almeno una volta nella vita. Perchè i concerti di Vasco non sono una fuga dalla vita, ne sono un’amplificazione.

La scaletta del concerto di Vasco Rossi all’Olimpico di Roma:

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    Lo Show

  • Lo vedi
  • Deviazioni
  • L’uomo più semplice
  • Come vorrei
  • Accidenti come sei bella
  • Un gran bel film
  • Sono innocente
  • Guai
  • Il blues della chitarra sola
  • Manifesto futurista della nuova umanità
  • Interludio 2016
  • Gli spari sopra
  • Medley Rock: Delusa/T’immagini/Mi piaci perché/Gioca con me
  • C’è chi dice no
  • Medely acustico: Una canzone per te/Dormi dormi/L’una per te/La noia
  • Quante volte
  • Stupendo
  • Sballi ravvicinati del terzo tipo
  • Rewind
  • Siamo soli
  • Vivere non è facile
  • Ormai è tardi
  • Sally/Un senso/Senza Parole/Vivere
  • Siamo solo noi
  • Vita Spericola
  • Canzone
  • Albachiara