Al Nord si segnalano difficoltà per i produttori bio a mantenere alti livelli produttivi a causa delle abbondanti piogge primaverili. A Nord-Est le grandinate o, al contrario, la siccità, contribuiscono a dipingere in quadro a macchia di leopardo.
In Centro Italia la situazione è differente da zona a zona per l’andamento meteorologico disuguale. In alcune regioni la vendemmia è già iniziata con le basi spumanti e con un lieve calo dei volumi, in altre il quadro è stazionario e le operazioni di raccolta si avvieranno la prossima settimana.
Luci e ombre al Sud, dove la siccità ha inciso sulla quantità, ma non dappertutto. La situazione fitosanitaria è buona, soprattutto se paragonata allo scorso anno, quando la peronospora aveva devastato oltre la metà della produzione.
“Non è un quadro omogeneo quello che si presenta oggi sul fronte viticolo, – afferma il presidente della Federazione nazionale Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci, – e mai come quest’anno è difficile fare previsioni generali attendibili, sebbene le premesse siano nel complesso buone. Ciò che accomuna il comparto è invece la preoccupazione per l’andamento del mercato, con la conferma dei segnali di flessione di inizio anno che non aiutano a smaltire le giacenze, nonostante gli scarsi volumi della vendemmia 2023”.
Gli operatori definiscono il mercato ‘freddo’, con costi di produzione in aumento che vanno ulteriormente a incidere sul prezzo finale e conseguenti ripercussioni sulle vendite. Nel panorama internazionale Stati Uniti, Regno Unito e Germania (i mercati di riferimento) chiudono il primo semestre con un calo del 4,3%, sebbene l’Italia tenga abbastanza, trainata dai vini frizzanti entry level.
Il rapporto domanda-offerta, gli effetti dei cambiamenti climatici, la questione vino-salute e la promozione del settore saranno i temi al centro del Gruppo di Alto Livello Vino istituito dalla Commissione Ue con l’obiettivo di “affrontare queste sfide ed esplorare possibili soluzioni”. La prima delle tre riunioni si terrà il prossimo 11 settembre.
“La crisi del settore è più strutturale che congiunturale – rimarca Castellucci – In vista delle scadenze internazionali, come FNP di Confagricoltura abbiamo avanzato alcune proposte. Auspichiamo ad esempio una PAC più attenta al comparto e che possa favorire la stabilizzazione del mercato con azioni volte alla riduzione dell’offerta e concentrate su un migliore posizionamento sui mercati di sbocco”.
Ad avviso di Confagricoltura sono necessari una riduzione della concessione delle autorizzazioni ai nuovi impianti e un allungamento dei tempi per il reimpianto, con una maggiore flessibilità nella gestione degli interventi urgenti di sostegno. Potrebbe inoltre essere utile favorire l’abbandono, in maniera puntuale e in ambiti specifici, di una produzione che mostra evidenti difficoltà di mercato.
“A questo – conclude Castellucci – si aggiungono la richiesta di pari rilevanza di una politica di promozione da implementare tenendo conto del contesto internazionale e delle difficoltà delle imprese, alle quali va offerto un quadro di opportunità più flessibile e adattabile alle diverse realtà imprenditoriali e a quelle dei Paesi obiettivo”.
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