La società attuale è quella delle immagini, dove tutto deve essere immortalato e può esserlo facilmente grazie alle nuove tecnologie, ma la differenza profonda tra chi scatta e chi fa dello scatto una vera e propria arte sta nella sensibilità, nella filosofia che fuoriesce dalla fotografia e dal concetto che viene percepito in modo chiaro da chi vi si trova davanti.
Rudy Bagozzi inizia il suo percorso creativo negli anni Settanta, quando la fotografia era ancora analogica e l’inclinazione più artistica era più legata all’espressione in bianco e nero, e se ne appassiona al punto di perfezionare gli studi in Tecniche della Fotografia al DAMS di Bologna. Successivamente però il suo percorso prende la direzione della pittura e della scultura grazie alle quali partecipa a numerose mostre collettive e personali fino al 2000, anno che segna una nuova inversione di tendenza determinata dall’avvento del digitale grazie al quale scopre nuove frontiere alle quali riesce ad adeguare il ritmo del proprio estro creativo. È proprio la realizzazione in digitale delle immagini che gli permette di aprirsi a un modo nuovo di sottolineare il suo pensiero, esistenzialista quanto essenziale, uno sguardo profondo e acuto sulla realtà contemporanea che Bagozzi sapientemente racconta in modo soffuso, mai prepotente, mai aggressivo, bensì evocato, dissolto esattamente come distratto sembra essere lo sguardo sul quotidiano.
I dettagli non sono mai evidenziati, i volti sono invisibili, forse perché non è importante ciò che appare, contrariamente all’imperativo della società moderna, bensì il sentire, quella sensazione di perdita di identità che assale l’uomo quando si ritrova a fare i conti con un’interiorità che troppo spesso dimentica e nasconde nel correre verso un obiettivo, uno scopo, una tendenza all’accumulazione. Perché l’avere sembra essere divenuto prioritario rispetto all’essere, il potere economico diventa superiore all’individuo che a quel punto si perde dentro la moltitudine, non è più qualcuno da guardare negli occhi e con cui condividere bensì spesso è solo un mezzo o un dettaglio verso il raggiungimento di una meta. I soggetti, sfocati, sono immersi in un’atmosfera ovattata ma al tempo stesso veloce, rapida, come se gli attimi si susseguissero in un tempo non tempo, dove i luoghi perdono la loro importanza per dare voce a un concetto di essenzialità che in Rudy Bagozzi è un’esortazione alla ricerca, una spinta a stimolare l’osservatore a domandarsi cosa ci sia, chi si nasconda dietro quei personaggi senza volto, rifacendosi a quell’Uno, nessuno, centomila di pirandelliana memoria.
L’immagine Moltitudine è un chiaro esempio di quanto la filosofia di Bagozzi tenda a sottolineare l’esigenza, il desiderio di soffermarsi sull’appartenenza a un gruppo che, di fatto seppur risultando rassicurante, in qualche modo annulla l’individualità, nasconde la ricchezza e il dettaglio della persona per collocarli all’interno di un apparato più ampio che ne soffoca la voce.
Anche Incontri metropolitani è un chiaro ed evidente racconto di quanto spesso ci capiti di incrociare vite delle quali non sappiamo nulla, anche se di fatto torniamo a vederle un giorno dopo l’altro eppure ne ignoriamo le sfumature, a malapena le vediamo, perché presi a pensare alla nostra corsa verso le cose da fare, gli impegni da onorare, la velocità del nostro quotidiano.
E poi ancora la serie Il presente è già passato, dove le differenti immagini fanno parte di un medesimo fotogramma nel quale Rudy Bagozzi destruttura il senso del bianco e nero stesso per rendere essenziale il risultato finale dove non importa il tempo che passa né chi ne attraversa lo spazio, ciò che è fondamentale è la sensazione che ogni frammento di attimo sia un istante irripetibile, e che il fulcro della sequenza sia solo l’evidenza di quanto tutto sia effimero, se guardato da un punto di vista più distante e superiore rispetto alla contingenza.
On the road invece sembra essere più una contestazione contro il progresso, contro la disattenzione all’ambiente nel quale viviamo, che costringe l’uomo a difendersi da minacce silenziose che si immettono nell’atmosfera, oltre che da quelle più grandi ed evidenti come conflitti, guerre, violenze, e Rudy Bagozzi riesce a rendere in modo perfetto quel senso di esistenza ruvida, graffiata da un vivere quotidiano che non è più sereno come quando tutto era più semplice, come nell’immagine più piccola che relega quell’atmosfera distesa alla memoria di un passato che non tornerà. Nel corso della sua carriera realizza diverse copertine per libri e cd musicali e le sue immagini sono acquistabili presso alcune tra le maggiori agenzie fotografiche internazionali. Un percorso affascinante quello di Bagozzi, che riesce a fondere l’intensità della pittura con l’impatto della fotografia grazie a quel linguaggio digitale che può anche diventare arte, filosofia dell’essere e voce dell’esistenzialismo contemporaneo.
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Agenzie che lo rappresentano:
Lensculture: https://www.lensculture.com/rudy-bagozzi-2
FineArtAmerica: https://fineartamerica.com/profiles/rudy-bagozzi.html?tab=artworkgalleries
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