Il tempo esercita una fascinazione particolare negli artisti contemporanei, sia quando sfugge verso il futuro permettendo loro di idealizzare e intravedere scenari possibili, sia quando si volge verso un passato più o meno recente che costituisce la base e il punto di partenza per la realtà attuale e che diviene lenzuolo nostalgico con cui avvolgere il presente. Il protagonista di oggi riesce abilmente a restare in bilico tra queste due realtà così come a creare uno stile personale frutto di una fusione di differenti forme espressive.
Il Brasile moderno ha subìto nell’arte tutte le influenze europee proprio in virtù della mescolanza di radici culturali e di contatti con i paesi di origine di gran parte della sua popolazione, dunque anche nel percorso artistico del Ventesimo secolo sono molteplici le correnti che lo hanno caratterizzato e che dalle avanguardie europee traevano ispirazione. Il Modernismo brasiliano di Tarsila Do Amaral cedeva parte del palcoscenico all’Espressionismo di Candido Portinari, la ricerca dello stile brasiliano puro con legami al Naif Sudamericano e atmosfere afrobrasiliane di Emiliano di Cavalcanti si affiancava all’Astrattismo Geometrico di Ivan Serpa, dunque un mondo variegato e in fermento tanto quanto lo era quello della lontana Europa. In particolare furono Portinari ed Hector Bernabò, in arte Carybé a lasciare un profondo segno nell’arte pittorica brasiliana, il primo per quel suo liberarsi dalle regole e per aver saputo reinterpretare e raccontare con leggerezza ma con estrema sincerità, il mondo che gli ruotava intorno, le persone che vedeva e incontrava nei luoghi che frequentava e di cui voleva immortalare la spontaneità e gli episodi di vita quotidiana; il secondo per il suo approccio pittorico moderno e stilizzato pur restando fortemente legato alle tradizioni del Brasile, dal Candomblé alle scene di vita e di folklore di Rio de Janeiro, che raccontava nella loro globalità, quasi tralasciando i volti per narrare il senso dell’aggregazione che accompagna la vita dei carioca. Claudio Borges Caixeta, originario dello stato del Goiás nel centro-ovest del Brasile, ha la stessa leggerezza espressiva di Portinari e la medesima stilizzazione dei personaggi di Carybé pur elaborando uno stile pittorico completamente personale sia per i temi trattati sia per i movimenti artistici a cui le sue opere si legano. Ciò che colpisce l’attenzione dell’artista è il buon vivere, il piacere di passeggiare nei grandi viali alberati, di trascorrere il tempo con gli amici, di assistere a un balletto, con un gusto tutto europeo di raffinatezza e innata eleganza.
Sono questi gli attimi impressi nelle tele di Caixeta, di cui sono protagoniste città come Parigi e Lisbona, episodi sospesi nel tempo in un’atmosfera impalpabile che evoca nell’osservatore l’incertezza di trovarsi nel momento dell’oggi o in quello di un ricordo lontano eppure così vicino. In alcune tele il pennello viene posato in modo morbido, evanescente, quasi alla maniera impressionista anche se una delle caratteristiche di Caixeta è proprio l’evidente tratto del disegno, elemento quest’ultimo distante dalla tematica dell’Impressionismo.
Tuttavia al movimento di fine Ottocento si lega sia per la scelta dei soggetti riprodotti, per quel plein air e per quella joie de vivre che hanno contraddistinto le tele di Renoir, Monet e Degas, sia per la sensazione, l’impressione per l’appunto, che manifesta nell’osservare meravigliato le immagini davanti ai suoi occhi e che emerge da ognuno dei suoi soggetti.
In un certo modo proprio per quel tratto netto del disegno e per quello stendere i colori al di fuori delle linee con cui egli stesso dà corpo alle figure, si avvicina alla poetica dell’Espressionismo, così come per quel senso di sospeso tra ciò che è e ciò che è stato, quella voce silenziosa che si eleva dalle strade affollate e dai palazzi che è sussurrata dall’artista attraverso linee, figure e contorni appena accennati, non riempiti di colore, non manifestati apertamente, come se volesse sottintendere quanto ogni cosa possa cambiare ma anche restare la stessa con il trascorrere del tempo. E quanto in fondo di tutto ciò che fa parte del presente sia importante l’origine da cui ha avuto vita, quel solco che costituisce la consapevolezza del singolo come del popolo.
La forte stilizzazione della figura umana sembra voler sottolineare il fascino che la moltitudine esercita su Caixeta, un vivere in condivisione di spazi e di luoghi che non vuole annullare l’individualità bensì definirne i confini all’interno di un mondo, un universo personale molto più grande fatto di incontri quotidiani, di persone che si legano all’esistenza di ognuno, di altre che ne entrano e ne escono, per affermare l’importanza della socialità nell’intero corso dell’esistenza.
Le atmosfere romantiche avvolgono l’osservatore tanto quanto quel passaggio costante tra la vita di oggi e quella del passato, narrata attraverso quella trasparenza sotterranea che testimonia la precedente presenza di esistenze, di individui che hanno compiuto gli stessi gesti, percorso le stesse strade, osservato gli stessi palazzi emozionandosi probabilmente nel medesimo modo perché in fondo le emozioni non hanno tempo e non conoscono confini, sono sempre lì aleggianti attorno alla vita. Claudio Borges Caixeta è un artista molto noto in Brasile ma anche all’estero perché le sue opere fanno parte di collezioni private di molti paesi del mondo tra cui Europa, America Latina, Nord America e Asia; ha all’attivo moltissime mostre personali e collettive sia nel suo paese, le due più importanti hanno avuto luogo a Brasilia, mentre all’estero è stato protagonista a Parigi, a Rotterdam e Anwerpen (Belgio). È rappresentato dalle maggiori gallerie d’arte di Goiãnia, Brasilia, Florianópolis, Vitória, Curtiriba e San Paolo.
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