VERONA – Il dibattito sui vitigni resistenti e i vini che ne derivano è di grande attualità. Confagricoltura ha colto da tempo la portata di questo ambito di ricerca e sperimentazione e ha dedicato attenzione alla materia con vari approfondimenti. Ora si è spinta oltre e ha proposto al Vinitaly un’esclusiva degustazione “ragionata” dei vini in sperimentazione e in commercio derivanti da vitigni ibridi resistenti. Si tratta di produzioni nazionali ed europee presentate dal ricercatore Diego Tomasi del CREA-VE (Centro di ricerca viticoltura ed enologia – Conegliano) e dall’enologo Luciano Vettori.
All’appuntamento di oggi, nello stand di Confagricoltura, per ogni vino è stata dedicata un’introduzione tecnica descrittiva su varietà di partenza, percorso sperimentale, località, forma di allevamento, quantità ettaro e un assaggio guidato per la valutazione delle caratteristiche organolettiche.
I vitigni ibridi sono quelli derivanti da incroci della tradizionale Vitis vinifera con altre specie del genere Vitis che hanno sviluppato caratteristiche di resistenza alle malattie, dando origine a varietà capaci di opporsi ai principali stress biotici e abiotici. “Queste nuove varietà permettono di ridurre drasticamente l’utilizzo di prodotti fitosanitari in vigna, – ha spiegato il presidente della Federazione Nazionale di Prodotto vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – favorendo una viticoltura decisamente più sostenibile in termini ambientali e, col tempo, anche economici. La ricerca, nel corso degli anni, ha sviluppato alcuni risultati interessanti in particolare sui vini bianchi. Attualmente con questi vitigni si possono produrre vini da tavola e IGP, ma non DOC né DOCG”.
“Il dibattito è stato aperto a livello europeo dalla nostra proposta – ha spiegato Raimondo Serra, vicecapo Unità Vino della DG AGRI della Commissione Europea – La commissione ritiene fondamentale che la legislazione permetta l’utilizzo delle varietà resistenti nelle Doc, che rappresentano ormai 2/3 dei vini prodotti nell’UE. Saranno poi gli Stati membri e gli operatori a trasformare tale possibilità in realtà, innalzando in maniera significativa la sostenibilità ambientale del comparto”.
La posizione del nostro Paese è stata illustrata da Luigi Polizzi e Annamaria Di Ciolla, dirigenti del Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo. Mentre l’Europa è favorevole all’allargamento dei vitigni ibridi anche alle denominazioni di origine controllata, l’Italia sostiene che al momento le nuove varietà possano riguardare solo i vini da tavola e a indicazione geografica tipica, continuando gli studi e seguendone comunque gli sviluppi per un eventuale futuro allargamento alle DOC.
Anche Confagricoltura è allineata su questa posizione: “Serve tuttavia una visione d’insieme che oggi non c’è – ha precisato Castellucci – Siamo aperti e favorevoli alla prosecuzione della ricerca, ma a livello normativo auspichiamo una supervisione nazionale in grado di dare chiarezza al produttore e anche al consumatore, che vuole un prodotto sostenibile ma pur sempre di qualità”.