Si chiama Wood Tales, il nuovo album per solo contrabbasso di Jacopo Ferrazza, in uscita venerdì 5 febbraio 2021. Interamente registrato lo scorso autunno durante la seconda ondata di Covid, Wood Tales è un progetto che rivela il proprio quid nella ricerca di un’indipendenza sonora e di un’identità ritmica, armonica e melodica, nonché timbrica, unicamente supportata dall’uso della voce e dell’archetto. È un dialogo a due, intimo e riservato, senza filtri o artifici, dove la premeditazione lascia spazio all’intuizione, all’istinto di cercare e scoprire ogni singola nota, sfruttando tutte le venature dello strumento.
Jacopo Ferrazza ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Wood Tales” il nuovo album, di che cosa si tratta?
È un disco in contrabbasso solo, ideato e registrato durante il secondo lockdown. Trovandomi da solo nel mio studio, senza la possibilità di fare musica insieme agli altri, ho iniziato a pensare a un progetto in solo che mi permettesse di mettere nero su bianco le idee e gli studi maturati negli ultimi tempi. Così, ho pensato di affrontare una sfida in solo contrabbasso per cercare di trovare un’indipendenza melodica, armonica e ritmica utilizzando un singolo strumento e approfondendo tutte le tecniche possibili che lo strumento mi offriva.
Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro discografico?
Mi piace pensare che questo disco sia una risposta al periodo che stiamo vivendo. Oltre alla musica vorrei trasmettere la voglia di mettersi in gioco e non arrendersi alle difficoltà del momento che, per noi artisti, è particolarmente duro. Fare arte e musica è possibile e necessario anche se momentaneamente in forma diversa. È fondamentale progettare, fantasticare e immaginare i mondi che verranno per mantenere accesa la fiamma della speranza e della fantasia.
Si tratta di un tuo ritorno alle radici, perché?
Ho deciso di registrare un disco in acustico perché avevo bisogno di un qualcosa di fisico, materiale e tangibile che mi facesse ritornare alla realtà. In un momento come quello attuale, di grande virtualità e digitalizzazione, ho sentito forte il bisogno di tornare alla terra, al legno e alle vibrazioni profonde, come antidoto all’estraniamento e all’apatia.
Che cosa rappresenta per te la musica?
Rappresenta una parte importante della vita. Credo che la musica sia una risultante di ciò che viviamo e, di conseguenza, non può essere più importante della vita stessa. Da un altro punto di vista la musica è una missione, un privilegio e un dono che ti porta ad avere la consapevolezza di dover recapitare dei messaggi importanti a chi la ascolta. É una grande responsabilità e va trattata con rispetto.
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