Una vicenda, quella di Zaki, iniziata il 7 febbraio del 2020 con l’arresto all’aeroporto internazionale del Cairo, appena sceso da un volo partito dall’Italia. Dopo un anno e mezzo di rinvii della detenzione preventiva, che Zaki ha scontato nel carcere di massima sicurezza di Tora, al Cairo, lo scorso settembre i giudici hanno reso note le accuse: diffusione di false notizie in Egitto e all’estero, a causa di un articolo pubblicato nel 2018 su una testata online in lingua araba in cui il ricercatore denunciava abusi subiti dalla minoranza dei copti cristiani. A dicembre poi, la decisione di rilasciarlo ma non di scagionarlo. Per le organizzazioni e i difensori dei diritti umani, si tratterebbe di un procedimento politico.
Approfittando del periodo di libertà, una volta tornato dalla famiglia e dalla sua fidanzata Zaki ha ripreso gli studi, sostenendo venerdì scorso il primo esame (“Storia dei movimenti femminili nell’Italia moderna”) e l’ultimo necessario a completare la prima annualità del master. “Mi ha reso felicissimo” confida. “E’ stato bellissimo poterlo fare, poter riprendere il percorso del Master e dedicarmi ai libri dopo tanto tempo. Un momento fantastico”. E dal punto di vista burocratico, “riprendere il percorso è stato semplicissimo”, sottolinea Zaki. “L’Università si è resa molto disponibile e ha facilitato tutte le procedure. Può sembrare una cosa scontata ma in realtà non lo è. Studiare ora è un po’ più dura ma ce la sto mettendo tutta”.
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